Andrà a processo solo Antonio Rognoni, ex direttore generale della società regionale Infrastrutture lombarde. Gli altri sei imputati, accusati di avere dato vita a una “cupola” per pilotare gli appalti di Expo e della sanità lombarda, ieri hanno patteggiato la pena, evitando così di tornare in carcere. Il giudice per l’udienza preliminare Ambrogio Moccia ha accolto le richieste concordate dai difensori con i pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Per tutti l’accusa era di associazione a delinquere finalizzata a corruzione, turbativa d’asta e rivelazione del segreto d’ufficio.
La pena più severa – tre anni e quattro mesi di reclusione – è stata inflitta a Gianstefano Frigerio, ex segretario provinciale Dc, individuato nell’inchiesta come «capo» e «promotore» della cupola, che si celava dietro il paravento del centro culturale Tommaso Moro. Avendo già scontato più di tre mesi carcerazione preventiva, potrà chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Era lui già condannato per corruzione ai tempi di Mani Pulite – a tenere i contatti a destra, spaziando fra Arcore e la Regione. Eletto alle politiche con Forza Italia nel 2001, «definiva strategie di intervento sugli enti pubblici» e influenzava l’assegnazione di appalti per Expo. E progettava l’assalto alla Città della Salute a Sesto San Giovanni, un maxi piano da 320 milioni di euro.
Ha patteggiato tre anni anche Primo Greganti, il Compagno G, cassiere delle tangenti del Pc-Pds fra gli anni Ottanta e Novanta che doveva assicurare gli appoggi a sinistra. «Diceva di andare al Nazareno, la sede del Pd», «faceva il nome del ministro Martina», ha riferito ai pm il faccendiere Sergio Cattozzo, esponente dell’Ncd che ha patteggiato tre anni e due mesi. Secondo le intercettazioni, Cattozzo teneva anche i rapporti con la Lega, «attraverso Maroni e il sindaco di Verona Tosi». Ed era la longa manus di Frigerio assieme all’ex senatore Luigi Grillo del Pdl, per cui la pena concordata è di due anni e otto mesi. Al momento degli arresti, nel maggio scorso, Cattozzo aveva con sé carte che riportavano le cifre versate dal costruttore vicentino Enrico Maltauro.
Era Maltauro, che ha patteggiato due anni e dieci mesi di reclusione, a «tenere i contatti con i pubblici ufficiali». E soprattutto «dotava l’associazione di mezzi finanziari », garantendo «provviste di denaro corruttive per le turbative destinate ai pubblici ufficiali ». Il costruttore, coinvolto anche nell’inchiesta sul progetto delle Vie d’Acqua, dal dicembre 2012 avrebbe anche fornito «falsi contratti di consulenza e collaborazione con gli associati».
Dentro a Expo Spa, l’uomo «a disposizione» era Angelo Paris, ex direttore dei contratti, che ha patteggiato due anni, sei mesi e venti giorni e che dovrà risarcire 100mila euro alla società. Avrebbe «assicurato un trattamento preferenziale ad imprese di riferimento » della cupola. Sempre legate a Expo sono le accuse rivolte a Rognoni, che avrebbe agevolato l’assegnazione alla società veneta Mantovani dell’appalto sulla Piastra del sito espositivo. Francesco Centonze, suo legale spiega: «Riteniamo, nel rispetto dell’attività investigativa della procura, che Rognoni sia estraneo agli illeciti contestati e abbiamo deciso di dimostrarlo in giudizio. Ha sempre operato nel solo interesse pubblico». Per lui, il processo comincerà il prossimo 2 dicembre.
Oltre agli affari maggiori, alla cupola vengono addebitati episodi di turbativa d’asta per Sogin, società di smaltimento di rifiuti nucleari, per alcuni ospedali: oltre al San Carlo, quelli di Lecco e Melegnano, dove Frigerio avrebbe pilotato una gara per le pulizie da 14,6 milioni di euro, in cambio di decine di migliaia di euro. Dell’indagine di Gittardi e D’Alessio resta aperto uno stralcio su altre possibili coperture garantite alla cupola.
Repubblica – 28 novembre 2014