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Nomine a Veneto Sviluppo in stallo, ma Bankitalia preme

Ha il fiato sul collo della Banca d’Italia, vive in un surreale regime di prorogatio con il cda in un limbo in cui ogni decisione rischia di essere invalidata. Ognuno ne depreca il funzionamento, tutti ne chiedono la riforma.

Eppure Veneto Sviluppo resta l’oggetto del desiderio di tutte le forze politiche, sette i posti in palio nel consiglio di amministrazione, cinque alla maggioranza, due all’opposizione. Il Pdl ha chiesto all’alleato leghista un documento di intenti in cui sia scritto nero su bianco cosa vogliono da Veneto Sviluppo e per che cosa. Il Pd regionale vi ha dedicato una riunione dei suoi consiglieri. Dietro la buona volontà e i propositi di riforma, si intravede il lavorio intorno al nocciolo duro delle nomine da fare. Entro giovedì sembra, perché la situazione è in stallo e non è più possibile andare oltre sommando alle difficoltà di una situazione economica come l’attuale quelle di un istituto che tale situazione dovrebbe alleviare o aiutare a risolvere. Laura Puppato, capogruppo del Pd, racconta il paradosso da “comma 22” a cui si incartano i meccanismi decisionali di Veneto Sviluppo. «Una azienda in difficoltà si rivolge al cosiddetto sportello “anti suicidi”, chiede aiuto e si sente dire che ok, tutto bene ma che dispiace, non possono aiutarla perché l’azienda non dà sufficienti garanzie patrimoniali. Per quello si era rivolta al fondo “anti suicidi”, per quello non glieli danno». L’opposizione alza il ciglio sospettosa. «È il braccio economico clientelare della giunta, un organismo opaco, dove i controlli sono scarsi, le procedure discrezionali, il luogo ideale per coltivare clientele e rifornire il bacino di voti. In più Veneto Sviluppo crea illusioni pericolose». Ora tutti lo vogliono “più umano, più vero”, dirottato dall’esclusiva attenzione che ha e ha avuto per le grandi e medie imprese a quella più meritevole dovuta alle cure della piccola e media, tessuto ultramaggioritario in Veneto. Gli si chiede dimagrimento, agilità, velocità di realizzazione su obiettivi precisi e limitati, quali il finanziamento di imprese meritevoli senza il partenariato prepotente delle banche (le sole a decidere se un’azienda deve essere finanziata), il sostegno della ricerca mirata a progetti, a singoli ingegni e alle idee che esprimono. L’esempio da riprendere è quello di Confidi, il modello da seguire potrebbe essere quello di Veneto Agricoltura, «un buon esempio di produttività nella ricerca» dice la Puppato. Zaia dovrà indicare il nome del presidente di Veneto Sviluppo (una carica onorifica tutto sommato) e quello che andrà a sostituire il direttore uscente Paolo Giopp (incarico molto più pesante, retribuzione lorda di 250 mila euro l’anno)

Il Mattino di Padova – 26 giugno 2012

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