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Non certificò il falso, Brugnettini assolto in Appello: aveva i titoli per fare il direttore sanitario. Lui: «Tre anni d’inferno»

Per l’Appello il fatto «non costituisce reato».- «Ho passato tre anni da cani, ad aspettare giustizia. Se non avessi avuto la gioia di uno stupendo nipotino, probabilmente sarei impazzito. E ora, finalmente, torno a riveder le stelle». Massimo Brugnettini, ex senatore ed ex sindaco di Isola della Scala, commenta con queste parole la sentenza di assoluzione emessa martedì sera dalla Corte d’Appello di Venezia.

Una vera e propria «liberazione» per il medico difeso dagli avvocati Francesco Palumbo e Maurizio Sartori, condannato in primo grado un anno fa a otto mesi (con pena sospesa) per falso in atto pubblico. Perché i giudici veneziani, con la sentenza dell’altro giorno, hanno ribaltato quanto stabilito in primo grado, assolvendo Brugnettini con la formula del «fatto non costituente reato».

Accusato di aver falsificato il curriculum (compilato con autocertificazione nel 2007) con il quale aveva ottenuto la nomina a direttore sanitario dell’Usl 20. A sollevare il caso era stato il sindacato dei dirigenti medici, che lo aveva denunciato in procura. Ma la difesa di Brugnettini aveva sempre fatto presente che quei requisiti erano reali e che erano stati approvati anche dai responsabili regionali chiamati a valutarli. «Sono stato condannato in primo grado sulla base delle opinioni – si sfoga Brugnettini -. Perché io quei requisiti li avevo». Più di cinque anni di attività di «direzione tecnico-sanitaria in enti o strutture sanitarie, pubbliche o private» e la «diretta responsabilità delle risorse umane e strumentali». «Sono stato responsabile organizzativo del Pronto soccorso di Isola della Scala dal primo gennaio del 2002 al giorno della mia pensione, il 31 luglio 2006. E dal primo agosto del 2007 al febbraio del 2008 sono stato responsabile dell’Area accreditamento presso l’agenzia regionale dei servizi sanitari – puntualizza -. Complessivamente erano cinque anni e due mesi di esperienza maturata».

Una volta scattata l’indagine, nell’aprile del 2010 venne sospeso dall’incarico dalla direzione generale dell’Usl 20. «E da quel momento in poi non ho praticamente più ricoperto alcun incarico» prosegue. La voglia di «levarsi qualche macigno dalle scarpe», dopo la sentenza dell’Appello, è grande: «Potrei parlare per giorni. Quel che più mi ha dato fastidio, in tutta questa vicenda, è il fatto che quelli che mi hanno denunciato sapevano benissimo che in realtà io quei requisiti li avevo». Denuncia che portò alla condanna in primo grado, «una mazzata sul mio orgoglio: condannato sulla base di opinioni, perché a considerare le carte, non c’era la minima discussione». E la sensazione di essere giudicato a priori: «Non dimentico certi sorrisini allusivi della gente che mi riteneva comunque colpevole, semplicemente per il fatto che fossi indagato – conclude -. Ho aspettato pazientemente e con questa sentenza ho trovato nuova fiducia nella giustizia. Martedì ho trascorso un’intera giornata in tensione in attesa di notizie da Venezia, quando il mio avvocato mi ha chiamato sono stato felicissimo: gli ultimi tre anni sono stati davvero un inferno, ora torno a riveder le stelle».

Corriere del Veneto – 20 marzo 2014 

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