Una valanga di risorse per rilanciare il paese possono arrivare dal risparmio previdenziale. È questo, in sintesi, quanto è emerso dal rapporto presentato alla fine di luglio dalla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale e ieri rilanciato dal presidente della Commissione, Lello Di Gioia, attraverso alcune dichiarazioni.
«Consideriamo che tra Casse e fondi di previdenza complementare ci sono 180-200 miliardi di euro in circolazione – afferma Di Gioia – di cui il 70% va in investimenti esteri». Da questa “presa di coscienza” parte l’operazione nominata “l’uovo di Colombo”. «Parliamo di un’operazione da 10-15 miliardi l’anno – afferma Di Gioia – da inserire nel circuito economico reale, con un effetto moltiplicatore ci sono risorse per 30 miliardi l’anno».
L’investimento dei capitali previdenziali nell’economia del Paese per molti stati europei non è una novità. All’estero, però, l’investimento previdenziale viene trattato con “riguardo”, e quindi con una tassazione agevolata se non addirittura assente. Un problema sollevato anche dalla Commissione che chiede di superare l’attuale regime di doppia tassazione sul risparmio previdenziale, che viene tassato sia nella fase di gestione da parte dell’ente previdenziale sia nella fase di erogazione al pensionato. «La Commissione – commenta Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, l’associazione degli enti di previdenza privati – evidenzia delle criticità che noi più volte abbiamo denunciato in questi anni perché la doppia tassazione di fatto erode la pensione degli iscritti. In 13 paesi europei i rendimenti finanziari degli investimenti effettuati con fondi previdenziali pagano dallo zero al 3% di tasse – sottolinea Camporese – da noi è stata una concessione importante quella che ha evitato l’aumento della tassazione delle rendite dal 20 al 26 per cento».
Creare le condizioni per incentivare la Casse a investire nell’economia del Paese è una richiesta che l’Adepp avanza da tempo. «La questione è stata sollevata dall’Associazione già quattro anni fa – ricorda Camporese – e per tutelare gli interessi dei nostri iscritti e avere la certezza dei rendimenti chiediamo che l’investimento sia: volontario, dedicato, che abbia obiettivi di fondo condivisi, che segua le regole del mercato e dunque ci sia dietro un management competente per selezionare gli investimenti in base alla fattibilità e al giusto rapporto tra rischio e rendimento».
I passi che sono stati fatti finora sembrano andare nella giusta direzione. «L’impressione è che la strada intrapresa renda possibile lo sviluppo di queste linee di investimento – afferma Renzo Guffanti, presidente della Cassa dei dottori commercialisti –. Ci sono però dei passaggi delicati e delle richieste che il sistema delle Casse considera imprescindibili: tra i passaggi chiave c’è il ruolo attivo che deve avere l’ente investitore, penso alla scelta dell’investimento o alla partecipazione ai comitati di gestione».
In merito alle richieste del sistema Casse le questioni sul tappeto, da tempo, sono la doppia tassazione e la natura privata degli enti, che negli ultimi anni è stata di fatto “poco rispettata” (si pensi ad esempio al loro assoggettamento alla spending review). Il prossimo passo dovrebbe essere l’apertura di un tavolo di confronto per stendere le linee guida e porre le basi di uno strumento ad hoc che, se tutto procede senza intoppi, potrebbe essere pronto entro pochi mesi.
Il Sole 24 ore – 2 settembre 2014