La riforma europea del biologico arriva lunedì sul tavolo dei ministri agricoli Ue per un ultimo tentativo di rianimazione. Una minoranza di blocco è già pronta a impallinare il testo della Commissione, la presidenza lo sa e per questo si eviterà di votare: ci sarà solo un “giro di tavolo” per provare a ricomporre le posizioni e trovare un compromesso che vada bene a tutti.
Altrimenti, l’Esecutivo è pronto, dopo un anno di negoziati infruttuosi, a ritirare la proposta. La attuali proposte di regolamento «non sono di nessuna utilità se rimangono ferme sul tavolo negoziale; oppure se, durante i negoziati, vengono diluite in modo tale da non poter più raggiungere lo scopo iniziale», si legge nel programma di lavoro 2015 della Commissione, firmato dal presidente Juncker.
E il destino della bio-riforma sembra essere proprio questo. La scorsa presidenza italiana era riuscita ad approvare solo un testo sullo stato dei lavori e un generico documento di orientamento. Le divisioni tra Stati membri (tra gli oppositori ci sono Austria, Germania, Polonia, Lituania, Danimarca e Olanda) riguardano essenzialmente tre aspetti. Innanzitutto la soppressione delle deroghe previste dalla normativa attuale, che il nuovo testo vorrebbe eliminare quasi del tutto. Poi c’è il mancato riconoscimento retroattivo del periodo di conversione verso la produzione biologica, con l’ulteriore prescrizione che impone la conversione dell’intera azienda. In Italia, primo produttore Ue, il metodo biologico convive con l’agricoltura convenzionale nel 15% circa delle aziende biologiche. Infine, resta il nodo del sistema di autorizzazioni all’import, che la Commissione vorrebbe armonizzare dopo le critiche della Corte dei conti Ue all’attuale sistema troppo frammentato e centrato sul ruolo delle autorità nazionali.
La buona notizia per l’Italia potrebbe arrivare dallo scontato via libera alla rateizzazione in tre anni senza interessi delle multe latte relativa all’ultima campagna, in cui la produzione nazionale è tornata a sforare (nella misura del 3,4%) la quota assegnata. Partirà anche il dibattito sugli strumenti necessari a garantire la redditività delle aziende nel dopo-quote (il sistema scade il 31 marzo).
Il commissario all’Agricoltura, Phil Hogan, potrebbe poi confermare lo stralcio di una serie di obblighi ambientali (su diversificazione produttiva e set-aside) introdotti quest’anno con la riforma Pac ma contestati da molti partner, dall’Italia alla Francia. I ministri faranno anche il punto sui negoziati internazionali, dopo la missione negli Usa dell’europarlamentare Paolo De Castro per cercare di rilanciare il trattato sull’area di libero scambio Usa-Ue.
Il sole 24 Ore – 14 marzo 2015