«Corro per vincere». «In bocca al lupo». «In 5 anni solo parole». Il sindaco ex leghista Flavio Tosi, il governatore uscente Luca Zaia e la candidata Pd Alessandra Moretti nello stesso giorno si sono sfidati a distanza. Il sindaco di Verona lancia la sfida e si commuove: “Il partito non è più quello di Miglio”. E a Vicenza manifestazione del governatore con Salvini: “Non lo temiamo, vinceremo”. La Moretti, che ieri ha «aperto» a Padova: «Tosi è un avversario temibile come Zaia, dire che la mia sfida impossibile è solo un’opinione». Con il candidato 5stelle Jacopo Berti, quindi, al momento sono 4 i competitori al ruolo di Presidente della regione.
Veneto, in scena le due Leghe. Tosi si candida contro Zaia
Alberto Mattioli. Adesso la situazione politica in Veneto è più chiara. Oddio, proprio chiarissima no: non sarà semplice spiegare agli elettori in generale e a quelli leghisti in particolare che l’ex segretario della Liga, epurato dal segretario della Lega, si candida alle regionali contro il governatore leghista di cui ha votato la ricandidatura. I leghisti dicono sempre che la Lega è una famiglia: ma ricorda più gli Atridi che i Cesaroni.
Ora la famiglia è scoppiata e sdoppiata. In Veneto di Leghe ce ne sono due e si fanno la guerra. Sono le 11.47 di ieri e Flavio Tosi dice quel che i 600 fedeli riuniti alla Fiera di Verona si aspettano che dica: «Siamo qui per candidarci». Il momento solenne e il plurale majestatis sono un po’ rovinati da due matte locali che tirano un uovo contro il sindaco. Dopo che le hanno allontanate di peso, Tosi termina mezz’oretta di discorso più abile che travolgente. Prima commuove e si commuove ricordando i suoi 25 anni di militanza in una Lega «che non è più quella di Miglio», poi illustra la sua idea di un centro-destra dove ci siano sia il centro che la destra ed entrambi evitino di urlare: «Se per moderazione si intende non insultare l’avversario, io sono un moderato».
L’arcinemico Salvini è nominato solo una volta («Nel suo partito, nemmeno Renzi avrebbe fatto quel che ha fatto Salvini») ma evocato molte. Per esempio, Tosi finge di prendersela con Tsipras «perché stupidaggini tipo l’uscita dall’euro non devi prometterle» ed è chiaro che dice Tsipras ma pensa Salvini. In platea, tanta gente con gerbere, distintivi o vestiti gialli, perché il giallo, che in politica ha sempre avuto pochissima fortuna, sarà il colore del rassemblement tosiano. Però lo striscione «Tosi premier» è ancora in verde Lega. Pochi volti noti, come l’ex dg della Rai, Alfredo Meocci, in una rappresentanza dei mitici moderati, categoria di elettori che si manifesta raramente fuori dalle urne, sicché «che vi sia ciascun lo dice / dove sia nessun lo sa», come l’araba fenice. Moderata, tutto sommato, anche l’atmosfera, molto veneta con forte prevalenza veronese e agnizioni da struscio sul Listòn: «Qui anca ti», «sì, anca mi».
Poi, per vedere come reagisce l’ex amico diventato nemico bastano 25 minuti di Frecciabianca. A Vicenza, al Campo Marzo normalmente paradiso dello spacciatore, c’è una «Festa della sicurezza» in onore di Graziano Stacchio, il benzinaio che ha reagito a una rapina uccidendo il rapinatore. Organizza il sindaco di Albettone, Joe Formaggio (no, non è un nome d’arte) e in piazza ci sono mille persone con le magliette «Io sto con Stacchio», le bandiere dei sindacati di polizia, cartelli «A casa mia io sono Dio» e «I delinquenti in galera o al cimitero» e, chissà perché, molti stemmi della Fim, Federazione Italiana Motociclisti.
In tournée elettorale, fanno tappa anche Matteo Salvini e Luca Zaia. Su Tosi, l’ordine è troncare e sopire. «Ognuno fa quel che vuole, auguri a lui» è il massimo che si ricava. Però, Salvini, sul Veneto lei rischia grosso. E’ vero che se Zaia sarà trombato tornerà a fare il giornalista? «Tornare al giornalismo mi piacerebbe, ma non succederà. Perché Zaia vince, vin-ce!». Però si dice che Berlusconi freni sull’alleanza fra Fi e Zaia… «Le porte sono aperte a tutto il centro-destra. Tranne ovviamente l’Ncd».
Anche il governatore, reso omaggio al governo centrale («Farabutti, cialtroni che ci rubano gli schei», ciao moderazione), ostenta sicurezza: «I sondaggi li ho ma non ho bisogno di guardarli. Vinceremo per una ragione molto semplice: abbiamo governato bene». La piddina Moretti, si calcola, è una candidata debole e il popolo leghista non capirà né seguirà la diaspora di Tosi. Anzi, il sindaco potrebbe perfino finire dopo il candidato grillino che è un giovin signore padovano, Jacopo Berti. Insomma, Zaia, come sarà questa campagna? «Tranquilla». Ma su questo, francamente, c’è poco da stare tranquilli. (La Stampa).
«Spegniamo il centrodestra». A Padova Moretti-show davanti a 1.500
All’improvviso è il buio, la musica, il video, si comincia. Con le note del «Va’ Pensiero». Che non si libra sulle ali dorate. Ma sprofonda, si infanga, si infrange sulle corna del cappello di Borghezio, sulle volgarità di Calderoli, sui gestacci di Bossi, sull’inespressività dell’indimenticato Trota, sui «culattoni» di Gentilini, sui diamanti della Tanzania, sugli scandali del cerchio magico, di Rosi Mauro e di Belsito. E Luca Zaia? Una fugace apparizione, giusto alla fine del video. Alla stregua della comparsa di «un brutto film». Con Salvini, con le braccia tese di Casa Pound, con le croci runiche.
Ma non è ancora il momento di Alessandra Moretti. La sua entrata in scena deve essere una sorpresa, deve creare aspettative, deve regalare emozioni. E allora siano i veneti a raccontare il Veneto di oggi, quello per cui Zaia «viene ricordato per non aver fatto nulla». Non uomini e donne del Pd, figure riconoscibili, sempre i soliti. Ma Valentina, la trentenne che racconta la disoccupazione con le lacrime agli occhi per l’emozione, Gianni, il quarantenne che descrive la sua impresa che ce l’ha fatta, Roberta, la cinquantenne con madre di ottant’anni che si è trovata a lottare con la mancanza di efficenza del sistema sanitario e con le tribolazioni della non autosufficienza. Testimonianze reali, raccolte di persona nel tour frenetico che Moretti sta facendo nei Comuni veneti, scandite dagli applausi di almeno milleseicento persone di tutte le età, sedute, accovacciate (i più giovani e gli ultimi arrivati), in piedi (tra questi i consiglieri regionali uscenti, il segretario De Menech, Giorgio Santini e Flavio Zanonato, per citarne alcuni) e stipate anche fuori dalla sala del centro congressi papa Luciani di Padova, inaspettatamente troppo piccola per contenere tutti. «È giunto il momento di spegnere la televisione che da vent’anni trasmette sempre lo stesso film, è giunto il momento di spegnere il centrodestra», irrompe sul palco Moretti tra applausi, grida, abbracci e incoraggiamenti. Le luci intanto illuminano lo slogan: «Il coraggio di cambiare».
E cambiamento significa dire basta «all’incoerenza politica priva di una meta», «all’irresponsabilità di chi dà sempre la colpa a Roma e a Bruxelles e non fa nulla in Veneto», «al cosiddetto buon governo di Giancarlo Galan che oggi sconta i domiciliari in una villa faraonica pagata con i soldi dei veneti». «Il presente del centrodestra è passato, riprendiamoci il futuro», scandisce Moretti che nell’apertura della campagna elettorale ha presentato i punti prioritari del programma del Partito democratico, entrando a gamba tesa proprio nella roccaforte della comunicazione di Zaia: la Sanità regionale. Dopo una carrellata di testimonianze di pazienti, familiari e medici che si dicono inascoltati, Moretti (che cita come ultimo esempio di malasanità le 22 ore di attesa all’ospedale di Venezia da parte di un ottantaduenne raccontate due giorni fa dal Corriere del Veneto ) presenta la sua ricetta: «Ridurre i tempi d’attesa dei pronto soccorso, accorpare le Usl da 21 a 8 e nomina di nuovi direttori generali, più medici e meno burocrati». Poche parole, veloci, determinate, convincenti. Che si imprimono nella memoria, un attimo prima che parta il secondo video. Nuove testimonianze, altre persone reali. È il turno degli imprenditori alle prese con la burocrazia, con la mancanza di credito, con le assurdità del sistema. E anche qui la ricetta è veloce: «Il 33% degli investimenti per i giovani innovatori coperti da Veneto Sviluppo, aiuti alle imprese che aprono all’internazionalizzazione, agenda digitale del Veneto per togliere carta e burocrazia», aggiunge Moretti prima di passare al terzo video, quello sul lavoro. Lo schema è lo stesso: la realtà della disoccupazione di oggi, le soluzioni per il domani che si sintetizzano in un Jobs Act veneto, nell’uso dei fondi di Garanzia Giovani per dare 500 euro al mese a chi assume a tempo indeterminato giovani sotto i 29 anni e interventi di sostegno per il praticantato dei professionisti.
Alla fine il palco è di nuovo tutto per Moretti. Accompagnata da un ultimo video: un vecchio spot dell’Adidas in cui una donna si batte con il pugile Muhammad Alì. «Impossibile è una parola per piccoli uomini, il futuro è una scelta». Inutile aggiungere: scegliete Alessandra Moretti . (Corriere del Veneto)
Jacopo Berti, M5S: aboliamo i vitalizi
I punti programmatici. Il microcredito: ora con 25 mila euro sarà possibile poter avviare un’attività. Ecco, se sarò governatore mi preoccuperò di estendere la misura messa a punto dal MISE (ministero per lo Sviluppo Economico) in Veneto, strutturata in modo profondo sul territorio. Il secondo atto è l’abolizione immediata dei vitalizi: i soldi dei veneti vanno ai veneti. Con i soldi risparmiati, 13 milioni di euro, sarà possibile il terzo atto: fare il referendum per l’autonomia regionale, così come il Movimento è riuscito a fare in Lombardia
15 marzo 2015