Alla Camera una stretta da 150 milioni. Governo, domani vertice Monti-Bondi sulla spending review. 30 milioni di risparmi solo dalle liquidazioni dei parlamentari
ROMA – Stretta, tagli, risparmi. La scure della spending review, azionata dal governo, si abbatte parallelamente anche sulla Camera dei deputati. E intanto ne fa le spese il ristorante di Montecitorio. Che diventerà, come ha deciso il collegio dei questori della Camera, un normale self-service aziendale. Producendo un risparmio di tre milioni di euro all’anno. Dalla prossima legislatura.
In ossequio alla spending review decisa dal governo, e su cui domani sarà incentrato il vertice fra il premier Mario Monti e il super-commissario Enrico Bondi per decidere i tagli nei ministeri, Montecitorio ha già stabilito 150 milioni di risparmi in tre anni. Entro il 30 giugno, al presidente Fini dovrà arrivare da parte dei questori la lista che indica quali sono le voci dove fare tagli.
Per il primo anno il risparmio sarà di 50 milioni e così suddiviso: 30 milioni verranno tolti al fondo di previdenza dei deputati -«In pratica, alle liquidazioni», dice il questore Antonio Mazzocchi – e gli altri venti milioni deriveranno da riduzioni ai soldi dei gruppi e da altre rinunce. Per esempio quella che riguarda il ristorante. O quella relativa ai distacchi dei dipendenti. Ovvero: eliminare lo spreco per cui i dipendenti distaccati del Parlamento vengono ancora pagati dall’amministrazione di provenienza e non da quella di arrivo. Come spiega Rocco Buttiglione: «Se presti la macchina a un amico, la benzina mica la paghi tu. Se la deve pagare da solo». Una possibilità sarebbe anche quella di bloccare le curve salariali dei dipendenti del Parlamento, mettendole alla pari di quelle della pubblica amministrazione».
Sulle pensioni, i tagli – o meglio il cambio di sistema di calcolo – sono stati già fatti. L’abbassamento delle indennità anche: di circa 5.000 euro in tutto. Ma nel Palazzo si è sparsa in queste ore la voce che si stia cercando di annacquare quella norma, secondo la quale quanto più sono numerose le assenze dei deputati nelle votazioni tanto più gli viene tolta una quota della diaria. Come aggirare questa forma di punizione? Facendo aumentare il numero dei deputati che, al pari dei segretari di partito, possono essere assenti giustificati. Ma questa revisione, o furbata, non risulta negli uffici dei vertici della Camera e viene seccamente smentita dai questori: «Chi ha messo in giro questa balla?», si lamentano in maniera bipartisan.
Resta da fare molto in fatti di risparmi, ovviamente, sia a livello parlamentare sia sul terreno dei ministeri e, se si riesce ma Monti vorrebbe fortissima-mente riuscirci, nell’ambito dell’amministrazione locale delle Regioni. Quella che oggi si apre sarà una settimana decisiva per la spending review. La prima riunione del Comitato di revisione, domani, deciderà probabilmente di allargare il campo di intervento inizialmente limitato al settore dell’acquisto di beni e servizi. Oltre al premiere al super-commissario Bondi, siederanno attorno al tavolo i ministri Piero Giarda, Filippo Patroni Griffi, Vittorio Grilli e il sottosegretario Antonio Catricalà. Bondi presenterà la sua relazione. II decreto di nomina gli ha assegnato il compito di riuscire a fare tagli nel grande capitolo dell’acquisto di beni e servizi, una spesa complessiva ha spiegato il ministro Giarda che si aggira sui 100 miliardi complessivi. Qui dovranno essere fatti risparmi per 4,2 miliardi da destinare ad uno scopo preciso: evitare l’aumento dell’Iva a ottobre.
A palazzo Madama è stato approvato intanto un emendamento del Pd al decreto che allarga il campo di intervento a tutti gli aspetti della macchina pubblica. Entro il 30 settembre il governo dovrà presentare un programma che riguarda per esempio l’accorpamento delle strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato, o la razionalizzazione dei Tribunali, e presentare subito dopo, insieme alla Finanziaria i disegni di legge di attuazione del programma. Il decreto deve essere ancora approvato dalla Camera, ma il governo è intenzionato a procedere già su questa strada.
Messaggero – 11 giugno 2012