La Repubblica. Già da qualche giorno Giovanni Rezza, responsabile delle malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, manifestava il timore che il virus del mercato di Wuhan fosse capace di passare all’uomo. Adesso che il salto è stato ufficializzato e l’Oms ha lanciato l’allarme, Rezza ripensa alla Sars, che era molto simile e tra 2002 e 2003 uccise 800 persone nel mondo. «Dobbiamo evitare che arrivi da noi».
Di che tipo è il nuovo virus?
«Si tratta di un coronavirus, parente di quello della Sars. Dovrebbe avere l’80-90% del patrimonio genetico identico».
Cosa sono i coronavirus?
«Una famiglia di agenti patogeni che si trovano comunemente nel mondo animale. Ne conosciamo anche due o tre umani che non sono pericolosi, di solito provocano giusto un raffreddore. Solo in alcuni casi c’è il passaggio dall’animale all’uomo»
In che modo avviene il contagio?
«Per prendere la malattia da un animale ci vuole un contatto diretto, non a caso ad ammalarsi sono stati i frequentatori di un mercato di esemplari vivi. Tra uomini, virus del genere passano attraverso la saliva che finisce nelle mucose di un’altra persona. Insomma ci vuole un contatto molto stretto. E infatti si vedono contagi da coronavirus all’interno dei nuclei familiari e negli ospedali quando gli operatori sanitari non prendono le giuste precauzioni».
C’è un modo per proteggersi e prevenire l’infezione?
«Sono da evitare locali sovraffollati e bisogna lavarsi spesso le mani. Potrebbe essere considerato anche l’uso di mascherina. Ovviamente mi riferisco a chi va in quelle zone, perché da noi al momento non c’è alcun problema, niente da temere».
Quanto possono essere pericolosi questi virus?
«La Sars era molto aggressiva mentre su questo nuovo micro organismo bisogna essere ancora un po’ cauti. Apparentemente sembra meno virulento, però è vero anche che lo conosciamo da poco, il follow up dei malati è stato ancora relativamente breve».
È in grado di mutare?
«Non in pochi giorni. Un adattamento può esserci ma ci vuole tempo. Il pericolo non arriva dunque dal suo eventuale cambiamento, come invece avviene con l’influenza».
Che sintomi hanno le persone contagiate?
«Provoca polmoniti, quindi i malati hanno febbre elevata, tosse, malessere generale e difficoltà respiratorie».
Esiste un farmaco specifico?
«No, il trattamento è sintomatico. Le persone fragili, che se contagiate possono andare incontro a situazioni critiche, hanno bisogno della terapia intensiva».
Che differenza c’è tra un coronavirus e un virus influenzale?
«Appartengono a famiglie diverse. La malattia di stagione provoca la polmonite molto raramente, i coronavirus nella maggior parte dei casi».
Si possono produrre vaccini contro questi virus?
«Certo ma ci vuole molto tempo per trovarli e poi produrli su larga scala».
Quanto velocemente potrebbe crescere a questo punto il numero di casi?
«Questo è uno dei punti sui quali ci sono più dubbi. In queste ore abbiamo visto un aumento improvviso dei malati ma è successo perché si è iniziato da poco a cercare per bene il virus. Ci vorrà qualche giorno per capire meglio la sua evoluzione».
È giusto, come ha fatto il ministero, sconsigliare i viaggi nella città cinese dei primi casi?
«È una norma di buonsenso che va combinata con un rafforzamento dei controlli sulle persone in arrivo da quelle zone. Come è già stato fatto in passato con altre malattie, per evitare che arrivi da noi bisogna visitare coloro che scendono dall’aereo. Chi ha la febbre va messo in isolamento».