Ennesimo colpo di scena nell’ormai cronica e complicatissima vicenda del nuovo ospedale di Padova. Decaduto il project financing per un complesso da mille letti e 650 milioni a Padova ovest e archiviate le prime tre proposte del Comune (ristrutturazione dell’esistente, costruzione di un polo moderno nella sede attuale e poi in via Corrado), sono arrivate al ballottaggio due aree giudicate idonee ad ospitarlo.
Una è l’aeroporto Allegri, già proposta nel 2006 dall’allora rettore Vincenzo Milanesi a una cena col sindaco del tempo Flavio Zanonato e Giancarlo Galan, scartata cinque anni fa a favore di Padova ovest perché appunto scalo funzionante e rilanciata di recente da Barbara Degani, ex presidente della Provincia adesso sottosegretario all’Ambiente. L’altra è Padova est, o meglio San Lazzaro, quarta soluzione indicata dal sindaco Massimo Bitonci. È il verdetto finale pronunciato ieri, dopo nove sedute, dalla commissione di tecnici nominati da Regione, Comune, Provincia, Università e Azienda ospedaliera, che hanno focalizzato la loro attenzione anche su Padova ovest (500mila metri quadri), finita però in fondo alla graduatoria e praticamente già esclusa perché privata, perciò da sottoporre a espropri, gravata da problemi idraulici «elevati» e bisognosa di infrastrutture da creare e finanziare. Nemmeno riesaminate le altre due vecchie opzioni, cioè Brusegana e Bassanello, «perché già escluse dalla passata amministrazione comunale».
Ma perché hanno vinto l’Allegri e San Lazzaro? Lo scalo garantisce «unicità dell’area», cioè il terreno non è diviso da infrastrutture come accade per l’ospedale odierno tagliato in due da via Giustiniani; si estende su 700mila metri quadri di demanio statale e militare, 520mila dei quali utilizzabili subito, non ha problemi idraulici e quanto all’accessibilità basterebbe integrare e finanziare alcune opere per arrivare ai tre accessi richiesti. «Inoltre — spiega Claudio Dario, dg dell’Azienda ospedaliera (stazione appaltante del progetto) — oggi la società di gestione dell’aeroporto è in liquidazione, quindi il suo futuro è da vedere». Quanto a Padova Est, è vero che dispone solo di 200mila metri quadri pubblici e altrettanti privati e che è attraversata da via Einaudi, ma Bitonci assicura: «È per gran parte in disponibilità immediata del Comune, quindi consente un abbondante risparmio di denaro pubblico. L’amministrazione è poi dotata di un progetto per deviare via Luigi Einaudi e unificare la superficie, in modo che sia immediatamente fruibile. ». Inoltre, in una lettera inviata a Dario, il sindaco dice di aver appurato la disponibilità del privato (banche) a vendere al Comune i suoi 200mila metri quadri. I tecnici hanno infine riscontrato «problemi idraulici modesti» e infrastrutture «già realizzate o da integrare».
«Dobbiamo edificare un ospedale universitario, che richiede una superficie di almeno 400mila metri quadri, cioè il doppio di quella attuale, e riferita a 400 metri quadri a letto», spiega l’architetto Antonio Canini (Regione), presidente della commissione. «Ci vorranno 8/10 anni — aggiunge Dario —. Ora l’iter prevede la trasmissione al governatore Luca Zaia delle conclusioni dei tecnici, quindi l’attivazione di tre gruppi di lavoro, composto da nostri esperti e da esterni. In 6/10 mesi dovranno arrivare a: preventivo e tempistica; studio di fattibilità, da elaborare con l’Università; interventi necessari a mantenere operativo l’ospedale esistente. L’ideale sarebbe un finanziamento solo pubblico, ma se così non fosse dovremo stabilire in quale forma ricorrere al privato». La cui partecipazione non dovrebbe superare il 45%. Dopodiché la palla passerà alla politica, chiamata alla scelta finale dell’area, presumibilmente dopo le elezioni regionali. «Adesso tutto è chiaro e improntato alla massima trasparenza — commenta Zaia — abbiamo una valutazione precisa rispetto a tutte le ipotesi che si sono susseguite nel tempo, non è più possibile sbagliare. I padovani e i veneti meritano il nuovo ospedale». «Non è più rinviabile — avverte il rettore Giuseppe Zaccaria — confidiamo che gli impegni presi dal governatore trovino riscontro. Noi continueremo a collaborare ma nel rispetto della verità: non ci piacciono posizioni ambigue, che fingono di risolvere i problemi e non lo fanno. Spero che alle moltissime parole seguano i fatti, altrimenti sarà una sconfitta per tutti e la responsabilità non sarà dell’Università». «Sono addolorato perché, dopo decenni, si continua ad attardare la costruzione di un’opera indispensabile», dice Santo Davide Ferrara, a capo della Scuola di Medicina. «La Facoltà di Medicina di Padova brilla per lo straordinario lavoro scientifico e la produttività del mondo accademico — osserva il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin —. E’ un elemento di pregio del Paese, che va valorizzato». Critico Claudio Sinigaglia (Pd): «Nel 2012, senza pressioni politiche, i tecnici avevano scelto Padova Ovest. In campagna elettorale, il risultato cambia».
Michela Nicolussi Moro – 26 febbraio 2015