La produzione di “oro verde” è crollata attorno alle 300mila tonnellate. Ma si registra anche una pesante contrazione per gli agrumi (-25%), vino (-15%), miele (-50%). E peserà a tavola e sulle tasche degli italiani anche l’eccessiva dipendenza dalle importazioni di grano duro. L’industria olearia: “Ci sarà più prodotto importato, ma ne garantiremo la qualità”.
Della contrazione nella produzione dell’olio extravergine di oliva si parla da mesi, per i danni arrecati alla produzione dall’azione della mosca olearia e dalle bizzarrie del meteo e per il fenomeno dei furti di “oro verde”, diventato raro e quindi prezioso. Ora uno studio di Coldiretti certifica un vero e proprio allarme, valutando l’olio prodotto nel 2014 sufficiente a coprire i consumi degli italiani per soli sei mesi. Dato che induce il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, a parlare di un 2014 “di straordinaria emergenza”. “Per l’olio extravergine di oliva – ha dichiarato il ministro facendo il suo ingresso all’Assemblea annuale di Coldiretti – stiamo studiando interventi in accordo con le Regioni”.
“L’emergenza c’è – spiega ancora Martina – ma forse è un po’ eccessivo dire che le scorte finiranno in sei mesi. In ogni caso abbiamo già stanziato 70 milioni di euro per aiuti all’olivicultura di montagna dal 2015 al 2020. Mentre a ottobre abbiamo sbloccato 1,4 miliardi di euro dei Pac (gli accordi della Politica agricola comune nell’Ue, ndr.) per aiutare un milione di aziende del settore a fronteggiare quest’annata particolarmente critica. Infine sono previsti altri 100 milioni in tre anni destinati alle organizzazioni di produttori. Oltre a questo, stiamo rafforzando i controlli in tutta la Penisola per evitare possibili frodi ai danni dei consumatori. Ne è un esempio recente l’operazione “Olio di carta” in Puglia, che ha scoperto un giro di fatture false per oltre 10 milioni di euro relativo al commercio di oltre mezzo milione di litri di olio extravergine di oliva italiano. Pensiamo poi all’attività quotidiana, agli oltre 100mila controlli realizzati dal Mipaaf nel 2014 per la difesa del made in Italy nel settore alimentare”.
Anche l’industria olearia tranquillizza: “Come abbiamo già detto nelle scorse settimane – affermano Assitol e Federolio – quest’anno ci sarà meno olio italiano e dovremo aumentare le importazioni dall’estero, specialmente da Grecia e Tunisia. Il nostro impegno con i consumatori, più volte ribadito, è quello di garantire la qualità del prodotto importato. Esprimiamo apprezzamento per le iniziative del ministro Martina volte a sostenere il settore e aspettiamo la convocazione di un tavolo in cui tutta la filiera dell’olio italiano possa collaborare per attivare sinergie e confronti costruttivi”.
Il dossier di Coldiretti, presentato in occasione dell’assemblea, evidenzia non soltanto la necessità di un razionamento dell’olio extravergine di oliva, ma sottolinea anche come il crollo dei raccolti abbia coinvolto tutti i prodotti base della dieta mediterranea. Con effetti sulle tasche e sulla salute. “Se nel 2014 il reddito agricolo reale per attivo in agricoltura è diminuito in Italia dell’11% – si legge nel rapporto -, nel 2015 sugli scaffali dei supermercati ci sarà il 35% in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25% per gli agrumi, del 15% per il vino fino al 50% per il miele. La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, agrumi e millefiori è quasi dimezzata per effetto del clima, ma se la vendemmia si è classificata come la più scarsa dal 1950, con una produzione di vino che potrebbe scendere fino a 41 milioni di ettolitri, quella di olio di oliva è crollata attorno alle 300mila tonnellate”.
“E’ allarme – continua l’analisi di Coldiretti- anche per la produzione italiana di pasta a causa dell’eccessiva dipendenza dell’industria nazionale per l’acquisto di grano duro dall’estero, da dove arriva circa il 40% del fabbisogno perché non si è avuta la lungimiranza di investire sull’agricoltura nazionale. Se in Italia i raccolti di frumento duro hanno subito una leggera flessione (-4%), un calo consistente del 10% si è verificato nell’Unione Europea e un vero e proprio crollo del 27% si è registrato in Canada, che è il principale fornitore dell’Italia. Complessivamente, secondo le stime dell’International Grains Council, la produzione mondiale dovrebbe attestarsi sui 34 milioni di tonnellate (-15%)”.
Bilancio pesante anche per il raccolto nazionale di agrumi, “con un taglio del 25%, mentre per il pomodoro da conserva per preparare polpe, passate e pelati da condimento si registra un calo delle rese per ettaro e la produzione rimane in linea con la media stagionale degli ultimi cinque anni solo grazie a un aumento delle superfici coltivate. E per le castagne siamo addirittura al minimo storico con un raccolto nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa”.
Dalla disamina del crollo nella produzione agli effetti sulla tavola e nelle tasche dei consumatori. Gli italiani “sono i principali consumatori di pasta a livello mondiale, con una media per persona di 26 chili all’anno, una quantità che è tre volte superiore a quella di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quella di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quella di un giapponese. Ma gli italiani fanno registrare acquisti da primato anche per il vino (38 litri a persona all’anno), per l’olio di oliva (12 chili a persona all’anno) e per i pomodori trasformati con circa 35 chili per persona all’anno”.
“Anche per gli effetti dal punto di vista economico – sottolinea il dossier -, rischiano quindi di mancare dalle tavole quei i prodotti base della dieta mediterranea che sono considerati indiscutibilmente come essenziali per garantire una buona salute, soprattutto per la crescita nelle giovani generazioni. Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani di conquistare fino ad ora il record della longevità con una vita media di 79,4 anni per gli uomini e di 84,5 per le donne, tra le più elevate al mondo”.
“Con il crollo dei raccolti nazionali aumenta il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “il consiglio è dunque quello di verificare con attenzione l’origine in etichetta, almeno su quei prodotti come l’olio, il miele e gli agrumi freschi dove è in vigore l’obbligo di indicare la provenienza. Oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di campagna amica. Ma anche cercare sulle confezioni il caratteristico logo (dop/igp) a cerchi concentrici blu e gialli con la scritta per esteso nella parte gialla ‘denominazione di origine protetta’ o ‘indicazione geografica protetta’, mentre nella parte blu compaiono le stelline rappresentative dell’Unione Europea”.
Repubblica – 18 dicembre 2014