Il Corriere Veneto. Potrebbero salire a tre, nelle prossime ore, i casi di Omicron nel Veneto. L’Istituto Zooprofilattico delle Venezie sta infatti sequenziando i campioni dei tamponi positivi relativi alla moglie e al figlio del professionista vicentino rientrato dal Sudafrica infettato dalla nuova variante del Sars-Cov2, individuata per la prima volta in Italia in un manager casertano tornato dal Mozambico a metà novembre. E poi nella moglie e nei due figli di 9 e 12 anni. Tutti i pazienti sono stati immediatamente intercettati grazie al sistema di segnalazione alle Regioni dei cittadini in arrivo dai Paesi a rischio adottato dal ministero della Salute.
E proprio ai viaggiatori Antonia Ricci, direttore dello Zooprofilattico, lancia un appello dai microfoni Rai: «E’ fondamentale il rispetto delle regole. Quando si viaggia e si torna in Italia dai Paesi a rischio è importante farlo solo con tampone negativo. Dopodiché è necessario osservare un periodo di isolamento di dieci giorni, terminato il quale bisogna sottoporsi a un secondo tampone prima di ricominciare la vita di comunità».
Ma cos’è la variante Omicron e perché sta creando più allarme della Delta, fino a due giorni fa presente nel 100% dei contagi diagnosticati nel Veneto? «Il 26 novembre l’Organizzazione mondiale della Sanità l’ha designata Voc, cioè variante preoccupante — spiega il professor Vincenzo Baldo, presidente per il Triveneto della Società italiana di Igiene e ordinario all’Università di Padova —. Questa decisione si è basata sulle evidenze per cui Omicron presenta diverse mutazioni che possono indurre una maggiore diffusione o una maggiore gravità della malattia». La nuova variante sudafricana, dopo la Beta, evidenzia infatti 50 mutazioni, 32 delle quali nella sola proteina Spike, che attraverso il recettore Ace accede alle cellule umane.
«Si stanno conducendo studi per comprendere meglio molti aspetti di Omicron — continua Baldo — non è ancora chiaro se sia più trasmissibile. Le ricerche finora portate avanti in Sudafrica, il primo Paese a sequenziarla, indicano una maggiore diffusione, ma sono in corso approfondimenti epidemiologici per capire se l’attuale quarta ondata pandemica sia causata proprio da tale variante o da altri fattori. Così come non sussiste ancora certezza che provochi una malattia più severa rispetto alla Delta. I dati preliminari vedono una crescita dei ricoveri in Sudafrica, ma ciò potrebbe essere dovuto all’aumento del numero complessivo di persone attualmente infettate in quell’area piuttosto che ad una maggiore virulenza. Se guardiamo i primi dati — sottolinea il presidente della Siti — le infezioni ricondotte ad Omicron in Sudafrica riguardano gli studenti universitari più giovani, che tendono ad avere una malattia più lieve, quindi ci servono ulteriori evidenze per capire tale caratteristica».
C’è poi il timore che gli attuali vaccini possano non essere totalmente efficienti nei confronti di Omicron, tanto è vero che Pfizer Biontech, Moderna e Johnson&Johnson si sono dette pronte ad adeguarne la formulazione in 100 giorni. «Al momento pochi dati preliminari suggeriscono che i soggetti guariti dal Covid-19 con questa variante potrebbero reinfettarsi più facilmente — illustra Baldo —. L’Oms sta lavorando con partner tecnici per comprendere il potenziale impatto della variante sulle contromisure esistenti, compresi i vaccini, che comunque rimangono fondamentali nella prevenzione della malattia grave. Le terze dosi, in particolare, aumentano notevolmente il livello degli anticorpi neutralizzanti ed è probabile che ciò abbia la capacità di contrastare Omicron». Quanto alla capacità di «scovare» la variante sudafricana, i test molecolari la intercettano, come dimostrato dai primi cinque casi italiani. Perciò oltre alle vaccinazioni le armi per il contrasto del virus sono la sorveglianza, il sequenziamento e le misure di sanità pubblica, ovvero mascherina, igiene delle mani, distanza sociale di almeno un metro (già raddoppiato per la Delta) e la riduzione delle attività nelle varie zone colore.
Sempre in tema di vaccinazioni alla vigilia dell’entrata in vigore del Super Green pass, da domani riservato solo agli immunizzati, cominciano a salire con più vigore le prime dosi. Venerdì negli hub del Veneto ne sono state somministrate 3.218, per un totale di 45.727, delle quali 40.495 sono richiami booster ed è un record. Ieri alle 19 le somministrazioni erano già 39.743, di cui 3.664 prime dosi e 34.709 booster. Adesso l’84,2% dei veneti sopra i 12 anni ha completato il ciclo primario, l’86% ha assunto almeno una dose e il 13% anche la terza. Sono però 656mila gli over 12 non immunizzati, 590mila in età lavorativa, cioè tra 18 e 65 anni. E il 16 dicembre inizierà la vaccinazione dei bimbi tra 5 e 11 anni.