La scelta di non realizzare più l’ospedale unico del Veneto orientale non dipende dalla mancata decisione dei sindaci. Almeno, non del tutto. A sostenerlo è Gabriele Scaramuzza, responsabile sanità e welfare del Pd metropolitano di Venezia che accusa invece la Regione di aver avuto delle mancanze nella programmazione sanitaria regionale e di aver sbandierato l’ospedale unico solo per scopi elettorali.
«Non tolleriamo che ora si tenti di rimbalzare la responsabilità di questa scelta ai primi cittadini che non sarebbero stati in grado di trovare un accordo – tuona Scaramuzza – Proprio loro, insieme ai cittadini e alle associazioni, hanno compreso fin da subito la vera natura della proposta dell’ospedale unico, e come tale l’hanno denunciata». Dal 2012 la Regione aveva affidato alla conferenza dei sindaci del Veneto orientale il compito di individuare un sito dove sarebbe sorta la nuova struttura. Per due anni si sono susseguiti incontri, confronti, manifestazioni e si sono costituiti dei comitati, finché a fine 2014, dopo vari rinvii, i primi cittadini hanno rispedito al mittente la decisione. Quello che mancava, secondo i sindaci, era un quadro delle risorse che sarebbero state impiegate dalla Regione, oltre a un terzo studio che individuasse il luogo più adatto ad ospitarlo (il primo aveva indicato San Donà, il secondo Ceggia). E la Regione, dopo aver stanziato tre milioni per l’acquisto del terreno, ha deciso di fare marcia indietro. Quella che però per il Pd era la scelta giusta, secondo Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione ed ex sindaco di Musile, è sempre stata invece una sconfitta. «Ci avevano dato 6 mesi di tempo – dice Forcolin – e in conferenza dei sindaci non è emerso niente. Io ero per l’ospedale unico, ma se Zaia non avesse preso una decisione c’era il rischio che ci si rimettesse a discutere. E così si sarebbe perso altro tempo». E adesso? «Mi muoverò subito su questo fronte perché voglio capire» aveva detto la deputata del Movimento 5 Stelle Arianna Spessotto. «La Regione ha fatto perdere troppo tempo – conclude Scaramuzza – Va realizzata subito l’integrazione secondo il modello dell’ospedale di rete, abbandonando le previsioni delle schede».
Il Corriere del Veneto – 20 agosto 2015