IL MATTINO DI PADIVA. È un piano da cento milioni quello messo a punto dalla Regione per dotare il circuito ospedaliero di una rete “parallela” di cure e ricoveri riservata alle pandemie. Il rapido susseguirsi di contagi virali – dalla Sars all’influenza aviaria, dalla West Nile al Covid 19 – spinge l’autorità sanitarie del Veneto a varare una riforma strutturale, che garantisca un assetto permanente all’attività di rianimazione rivelatasi decisiva nella fase più acuta. Sulla spinta del virus, in poche settimane, i posti di letto di terapia intensiva sono balzati da 450 a 826, una capienza vistosa ma precaria, allestita frettolosamente (e in deroga ministeriale agli standard consueti) in previsione di un picco che ha effettivamente sfiorato la soglia della saturazione.
OTTO I COMPLESSI DI CURA COINVOLTI Cessata la paura, l’obiettivo è stabilizzare la “batteria di fuoco”, o meglio il suo surplus al netto delle degenze ordinarie, concentrarla in poli ospedalieri strategici. I prescelti sono Schiavonia, Dolo, Santorso, Villafranca – collocati in prossimità degli “hub” dei rispettivi capoluoghi – e poi Jesolo, a presidio del bacino del Veneto orientale; infine il Ca’ Foncello di Treviso e le Aziende di Padova e Verona, dotati di competenze specifiche sul versanti della microbiologia e delle cure intensive delle malattie infettive. A pianificare l’operazione lavora un “quartetto” noto alle cronache – Luca Zaia, l’assessore alla salute Manuela Lanzarin. il direttore della sanità Domenico Mantoan, il capo dipartimento prevenzione Francesca Russo – a gestire gli investimenti, dai bandi agli appalti, sarà invece Domenico Arcuri, il commissario straordinario all’emergenza coronavirus: si tratta, infatti, di risorse erogate dallo Stato e rigidamente vincolate al potenziamento delle infrastrutture ospedaliere. Non solo logistica e macchinari: è prevista anche l’assunzione supplementare di medici e infermieri ma gli specialisti della rianimazione sono diventati merce rara e reclutarne a sufficienza non sarà agevole.
BIOSORVEGLIANZA MADE IN VENETO Nel frattempo, il governatore boccia senza appello l’app governativa Immuni, attivata in via sperimentale da Liguria. Abruzzo e Puglia: “Ha due grandi limiti. Il primo riguarda la tutela della privacy A caccia di anticorpi tra gli asintomatici Al via diecimila test sierologici a campione perché che non si sa bene dove finisca il grande bagaglio di dati personali raccolti. Il secondo, più grave, è che rischia di mettere in crisi l’ossatura della sanità. Mi spiego: allorché arrivano al cittadino la segnalazione di un contatto con persona positiva al test e l’invito a recarsi dal medico di base, noi non sappiamo cosa succeda davvero. Chi fa finta di nulla perché non vuole finire in quarantena e compromettere il lavoro; chi magari, per eccesso di prudenza, dichiara di aver ricevuto un messaggio in realtà inesistente. Come possiamo controllare queste dinamiche? La sanità del Veneto agisce secondo la triade focolaio-tampone-isolamento, se la priviamo di elementi certi non sarà più in grado di governare il processo di prevenzione e cura. Immuni è un bel lavoro digitale ma poco pratico. Noi abbiamo pronta un’app “made in Veneto” che non traccia i contati delle persone ma assicura biosorveglianza attiva sui positivi in isolamento, aggiornando le informazioni in tempo reale. La teniamo nel cassetto per evitare dualismi e confusione, se il ministero della Salute è interessato, la consideri già a disposizione”.
SÌ AL VACCINO, NO AI COMPLOTTISTI Il report mattutino segnala cinque ricoveri in più: “Sul piano statistico è un dato insignificante, dal punto di vista umano ci ricorda l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi chiusi o affollati, il virus si sta spegnendo ma non è ancora scomparso. Il vaccino? Io sono sono per la libertà di scelta ma quando arriverà, mi vaccinerò senza esitare”. Consueta la stilettata ai negazionisti: “Spiace ci sia chi dice che la pandemia è stata una farsa, un’invenzione- Invito i complottisti di professione a fornire nome e cognome all’Ulss di appartenenza così, quando si recano all’ospedale per le cure, chiederemo loro se a infettarli sono stati i marziani. Ci vuole rispetto verso chi ha perso la vita o ha vissuto la sofferenza di questa terribile malattia”.
I PRELIEVI DELLA CROCE ROSSA Che altro? Mentre le donazioni si avviano a quota 58 milioni, ha preso il via la campagna di test sierologici a campione ideata da ministero e Istat a scopi comparativi e di ricerca. In Veneto saranno 10 mila i cittadini contattati dalla Croce Rossa per un prelievo utile ad accertare quanti, malati asintomatici, abbiamo sviluppato anticorpi. “Aderite, è una buona causa”, l’appello di Zaia.