di Luigi Oliveri. Sulla mobilità dei dipendenti delle province si sta scatenando il caos, mentre il dpcm in attesa di registrazione da parte della Corte dei conti non risolve alcuni problemi fondamentali. Proprio l’imminente annunciata entrata in vigore del dpcm ha attivato molte amministrazioni che fin qui per tutto il 2015 si sono guardate bene dall’assumere dipendenti provinciali in sovrannumero.
Il timore di non poter gestire discrezionalmente la scelta dei dipendenti, dovendo sottostare ai criteri meccanici ed oggettivi del dpcm, spinge molte amministrazioni a un’improvvisa accelerazione delle richieste e delle procedure di mobilità, che certo non giova alla razionalità del sistema, specie a pochi giorni dall’entrata a regime del funzionamento della piattaforma mobilita.gov.it, presso la quale dovranno transitare in via esclusiva domanda e offerta di mobilità. Dunque, nonostante il dpcm contenga una disciplina transitoria per fare salve le procedure in corso, si è aperto un vero assalto per chiudere in fretta e furia le mobilità attivate un po’ a macchia di leopardo nel territorio. A partecipare al caos si è aggiunto anche il Miur che attraverso i propri uffici provinciali, come a Verona, ha invitato dipendenti provinciali a presentare domanda di mobilità intercompartimentale, senza per altro nemmeno indicare quanti posti sarebbero disponibili, per quali qualifiche e mansioni. Non si tratta di un vero e proprio bando, ma di una sorta di raccolta di manifestazione di interesse alla mobilità, oggettivamente poco conciliabile con gli intenti del portale mobilita.gov.it.
Il dpcm, dunque, lungi dall’agevolare il processo di mobilità, involontariamente finisce per generare ulteriore confusione. Anche perché lascia aperte troppe incertezze. Non si comprende cosa accada se le province non inseriranno i nominativi dei dipendenti soprannumerari. L’adempimento non è nemmeno configurato come obbligatorio; infatti, l’articolo 4, comma 4, dello schema di dpcm contempla espressamente, senza sanzionarla, la possibilità che le province non carichino i dati. Il rimedio previsto è che ciascun dipendente singolarmente presenti istanza di mobilità sulla piattaforma: ma, se il dipendente non è formalmente individuato come soprannumerario, come è possibile sia presente in piattaforma? Un altro possibile inadempimento è quello delle regioni, le quali potrebbero lasciar decorrere la scadenza del 31 ottobre 2015, entro la quale ai sensi del di 79/2015, dovrebbero riordinare le funzioni provinciali. In questo caso, entro il 30 novembre, le regioni dovrebbero, allora, trasferire alle province le risorse per sostenere i costi delle funzioni non trasferite. Questo pone un problema operativo rilevantissimo: poiché si deve supporre che le regioni saranno obbligate a rifondere alle province anche i costi del personale, non si capisce a quale titolo detto personale sarà ancora da considerare in sovrannumero.
ItaliaOggi – 23 settembre 2015