Partenza differita per il Foia italiano: il decreto con il nuovo F reedom of information act è entrato formalmente in vigore la scorsa settimana, il 23 giugno, ma di fatto sarà efficace solo all’antivigilia di Natale, il 23 dicembre prossimo. Al contrario, è già pienamente operativa l’opera di sfoltimento e di semplificazione dei tanti oneri di pubblicazione online che gravavano sulle amministrazioni pubbliche dal 2013.
Formalmente, appunto, il decreto è operativo dal 23 giugno, cioè 15 giorni dopo la sua pubblicazione sulla «Gazzetta ufficiale», ma la sua vera partenza è scritta nelle disposizioni transitorie. L’articolo 42 concede ad amministrazioni pubbliche, gestori di servizi pubblici e società partecipate o controllate dal pubblico un massimo di sei mesi – fino al 23 dicembre prossimo, appunto – per adeguarsi alle modifiche alle vecchie regole sulla trasparenza (Dlgs 33/2013) introdotte ora. In pratica, quindi, tutte le novità, e dunque i nuovi obblighi di pubblicazione sui siti come, per esempio, i compensi complessivi dei dirigenti pubblici o le spese delle Asl, così come il diritto di accesso «allargato» scatteranno solo da Natale.
Ma c’è, al contrario, un effetto immediato altrettanto importante legato alle numerose disposizioni cancellate con un colpo di spugna. Il provvedimento, infatti, abroga interi articoli e vari commi del decreto 33 e lo fa con effetto immediato, a decorrere dall’entrata in vigore. Il risultato? Dal 23 giugno un pacchetto sostanzioso di informazioni legate alla vita e all’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e dei gestori dei servizi pubblici non deve più essere pubblicato. Con un paradossale effetto – solo per questi primi sei mesi – di indebolimento della trasparenza pubblica.
Facciamo qualche esempio concreto (si veda anche la scheda a fianco). Per tutti gli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture sono scomparsi indicatori importanti quali i tempi di realizzazione e i costi unitari previsti. Proprio i due fattori che l’Anticorruzione tiene sotto controllo per rilevare anomalie. Via anche l’obbligo di rendere noti i controlli che ogni amministrazione può fare sulle imprese e di pubblicare lo scadenzario dei nuovi oneri man mano che entrano in vigore. Due punti, questi, su cui anche il Consiglio di Stato nel proprio parere aveva sollevato qualche perplessità.
Nell’insieme la riforma sfoltisce un carico di oneri informativi apparso subito difficile da sostenere per le Pa. E infatti in molti casi l’adeguamento era solo di facciata con le caselle delle singole voci presenti sui siti, ma vuote di fatto al primo click. Proprio molti degli obblighi di trasparenza ora cancellati erano rimasti in realtà sulla carta. È il caso, tra gli altri, dello scadenzario o dei documenti preliminari di pianificazione, entrambi difficilmente rintracciabili sui siti pubblici.
Ai cittadini, poi, resta comunque l’ultima spiaggia dell’accesso civico che, peraltro, nella sua nuova veste non conosce limiti e quindi “copre” anche le informazioni cancellate o quelle da non pubblicare.
In pratica, chiunque anche senza dover dimostrare di avere interessi specifici e posizioni qualificate potrà richiedere all’ammministrazione qualsiasi dato, compresi, appunto, quelli non più presenti online. Ma certo ognuno dovrà attivarsi con una richiesta individuale, attendere la risposta (da 30 a 60 giorni) e fronteggiare eventuali dinieghi della Pa, perché in alcuni casi specifici i documenti restano inaccessibili. Senza contare il leggero sfasamento iniziale per cui, mentre questi obblighi informativi sono già scomparsi, il nuovo accesso civico “pieno” partirà tra sei mesi.
La vera partenza del Foia, quindi, è rimandata a Natale. Dal 23 dicembre online si potranno rintracciare nuove informazioni. Tra le più “pesanti” ci sono quelle su retribuzioni e altri emolumenti dei dirigenti pubblici: saranno tenuti a comunicarli e a pubblicare tutti i compensi ricevuti da enti pubblici per controllare che i dirigenti restino davvero al di sotto del tetto dei 240mila euro previsto nel settore pubblico. Un onere sanzionato ad hoc con multe che vanno da 50 a 10mila euro.
In realtà la riforma sarà davvero completa tra un anno, a giugno 2017. Entro quel termine si dovranno aprire le banche dati pubbliche (da quelle sul personale a quelle sugli appalti e sui costi della politica) gestite da Mef, Funzione pubblica e Corte dei conti.
Da quel momento gli enti pubblicheranno solo il link alle informazioni inviate a queste banche dati.
Valeria Uva – Il Sole 24 Ore – 27 giugno 2016