Un esito, senza dubbio, a sorpresa. Saranno il democratico Ivo Rossi ed il leghista Massimo Bitonci, domenica 8 giugno prossimo, a sfidarsi per la conquista della poltrona più alta del Comune di Padova. Il ballottaggio tra il sindaco reggente, membro della giunta di Palazzo Moroni dal 2004, ed il senatore del Carroccio, già primo cittadino di Cittadella dal 2002 al 2012, era stato messo in previsione un po’ da tutti. Ma, certamente, non nella misura emersa ieri dalle urne.
Quello tra Rossi e Bitonci, infatti, si è rivelato un inaspettato testa a testa, sezione per sezione, fino all’ultimo voto. A suon di sorpassi e contro-sorpassi. E smentendo, clamorosamente, alcuni «exit poll» diffusi a metà mattina, che davano l’ex vicesindaco di Flavio Zanonato in vantaggio di 13 punti (40% a 27%).
I due, nonostante la presenza di altri sette candidati sindaco, tra cui almeno tre (sulla carta) competitivi, hanno raccolto insieme oltre il 60% dei consensi. Tanto che i loro avversari «interni», cioè il leader di «Padova 2020» Francesco Fiore (che, tre mesi e mezzo fa, aveva perso le primarie del centrosinistra e poi scelto di correre da solo) e l’ex parlamentare di An Maurizio Saia, si sono fermati entrambi al 10% circa: una prestazione, la loro, al di sotto delle aspettative (specie per quanto riguarda Saia). Ma senz’altro più deludente è il risultato di Giuliano Altavilla, concorrente del Movimento 5 Stelle, che si è attestato intorno al 9%, praticamente metà del 17,1% raggiunto dai grillini in città alle Europee. Evidentemente, il «traino» di Beppe Grillo, sbarcato in città per due volte nel giro di un mese (prima, a pagamento, al PalaFabris di San Lazzaro e poi, gratis, al PalaGeox di corso Australia), non è bastato. E nemmeno l’esposto alla Corte dei Conti di Venezia presentato dai «grillini» due settimane fa, accusando la giunta Zanonato-Rossi di aver «svenduto» alla bolognese Hera l’azienda multiservizi AcegasAps. La percezione evidente è che a «svuotare» il M5S sia stato Bitonci piuttosto che Rossi. Molto più staccati, come ampiamente prevedibile, gli altri quattro aspiranti sindaco, tutti al di sotto del 2,5%: Andrea Colasio di Scelta Civica, assessore comunale alla Cultura uscente; Daniela Ruffini di Rifondazione Comunista, già presidente del parlamentino di Palazzo Moroni; Alberto Salmaso, già capogruppo del Pdl in municipio; e Bruno Cesaro, volto noto dell’estrema destra cittadina. In vista del ballottaggio in programma tra quindici giorni, potrebbero risultare decisivi gli «apparentamenti»: presumibilmente, anche se in tal senso non esistono ancora certezze, sia Rossi che Bitonci andranno in cerca di un accordo con Fiore e Saia. Già adesso, però, è possibile affermare che la performance della coalizione a supporto del sindaco reggente (Pd, Sel, Idv, Socialisti e due civiche) sia stata tutt’altro che positiva. In particolare, confrontando i numeri delle Europee con quelli delle Comunali. Ad esempio, il «boom» dei democratici alle elezioni per il parlamento di Bruxelles (41,4%), che ha consentito all’ex ministro Flavio Zanonato di raccogliere soltanto in città ben 10.941 preferenze, non trova conferma nel voto cittadino (dove il Pd arriva solo al 25%: Rossi perde oltre il 15% di voti). Un dato, questo, che andrebbe analizzato con molta attenzione: un bel po’ di consensi, infatti, sembra essersi perso per strada. E pure l’apporto della lista «Con Ivo Rossi sindaco per Padova», alla fine, pare essersi rivelato assai minore del previsto. Senza contare poi il contributo, praticamente nullo, degli altri alleati: dai «vendoliani» agli ex «dipietristi», passando per Socialisti e «Cittadini indipendenti». Dall’altra parte, invece, quasi tutte le sigle collegate a Bitonci sembrano aver dato il massimo, a cominciare dalla civica «personale» del senatore leghista, che ottiene un risultato ben superiore rispetto a quello della lista del Carroccio. Tra due settimane, dunque, sapremo se la città del Santo continuerà ad essere governata dal centrosinistra, come succede da dieci anni, oppure se, per la prima volta nella storia, sederà sullo scranno più alto del municipio un esponente della Lega. A sancirlo, sarà il ballottaggio. Come accaduto nel 2009, quando Zanonato e Marco Marin (Pdl) giunsero alla sfida «face to face» separati da appena 972 voti, che sarebbero poi diventati 4.341 a favore del sindaco uscente, Zanonato (la sensazione, per altro, è che i due blocchi continuino ad equivalersi: se oggi a Rossi si aggiungono i voti di Fiore, Colasio e Ruffini e a Bitonci quelli di Saia e Salmaso si potrebbe replicare quasi l’esito di cinque anni fa). La partita, a giudicare da quanto uscito ieri dalle urne, pare dunque apertissima. E tutta da giocare. Nei prossimi giorni, sicuramente, a dar manforte a Bitonci, arriverà a Padova il leader nazionale del Carroccio Matteo Salvini, reduce da un ottimo risultato alle Europee. E, a questo punto, non pare affatto da escludere che, a sostegno di Rossi, si presenti il premier Matteo Renzi.
Davide D’Attino – Il Corriere del Veneto – 27 maggio 2014