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Padova. Colpe mediche, piovono denunce. Nove su dieci nel cestino

Lo Iov «paga» più di tutti la caccia al risarcimento. Cause all’americana contro medici e ospedali alla ricerca di un risarcimento, è boom in Procura.

E se è certo che il vil denaro non può restituire il caro estinto (un genitore o un fratello morto mentre era in cura), è significativo che nell’ultimo anno e mezzo siano aumentate di molto le denunce e gli esposti di persone che sempre meno accettano la morte di un parente o un amico. Persone che cercano giustizia contro ospedali o medici che (dicono) non li avrebbero curati bene. Salvo poi scoprire, dopo mesi d’indagini e di consulenze (pagate coi soldi pubblici) che in moltissimi casi, tra le cure al paziente e il decesso non c’è alcun «nesso di causa».

L’ultimo caso almeno dubbio è arrivato ieri sotto la lente d’ingrandimento della magistratura. Sul tavolo del pm Federica Baccaglini è stato depositato un esposto per la morte di Gabriel Horghidan, 42enne romeno con residenza a Padova, trovato cadavere dalla moglie che di sua iniziativa ha denunciato quanto successo al marito. Suggerendo che l’ultimo respiro sarebbe stato esalato per colpa di fortissimi antidolorifici che l’uomo era costretto a prendere, dietro ricetta medica, dopo aver subito un’operazione alla schiena nel gennaio del 2012. Sul caso e per capire dove stia la verità, la procura si è mossa acquisendo le cartelle cliniche del 42enne. Nei prossimi giorni il pm Baccaglini conferirà anche l’autopsia per trovare eventuali «tracce» di errore medico. Anche se la prima ipotesi della magistratura è che il cuore di Gabriel Horghidan abbia smesso di battere per cause non legate alle prescrizioni mediche. Né, tantomeno, all’operazione di 13 mesi fa.

Un caso che comunque si inserisce nel trend registrato tra i sostituti procuratori e che parla di innalzamento del numero delle denunce legate ad interventi medici mal riusciti, secondo chi si affida alla magistratura. Nonostante poi la gran parte delle cause finiscano in archivio, stroncate dalle consulenze dei medici legali e dalle autopsie che rivelano come la morte delle presunte vittime non sia da ascrivere ad errori medici.

È chiaro come comunque ci siano anche casi di seria malasanità, ma le denunce che arrivano a processo sono molte meno rispetto ai fascicoli archiviati. Tra i casi più curiosi nell’ultimo anno ci sono quello di un’anziana signora della zona Colli morta dopo una caduta in casa. I figli avevano denunciato il medico perché non l’aveva fatta ricoverare, dando il via all’inchiesta penale conclusa con l’archiviazione: una carta ha provato come il medico avesse consigliato il ricovero, mai avvenuto per l’opposizione dei figli. Gli stessi che poi lo avevano denunciato.

In aumento gli esposti per le morti causate da tumore (nonostante nel 2012 solo lo Iov abbia erogato 450mila prestazioni sanitarie e fatto 2.200 operazioni) all’ospedale di Padova. Denunce che danno il via a una trafila fatta di acquisizione di cartelle cliniche, autopsie, notifiche alle parti e archiviazioni perché la morte è avvenuta per metastasi. Ma c’è anche chi ha accudito il proprio padre fino all’ultimo, ha assistito da vicino alle cure dei camici bianchi e poi ha detto che la morte era causata dalle troppe Tac a cui l’uomo era stato sottoposto.

Nicola Munaro – Corriere del Veneto – 27 febbraio 2013

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