La cattiva notizia è che il bilancio d’esercizio 2015 dell’Azienda ospedaliera si chiude con un disavanzo di 17 milioni di euro. Quella buona è che negli ultimi quattro anni il «rosso» continua a scendere: era di 22.834.000 euro nel 2014, di 25.608.680 nel 2013 e di 144,2 milioni nel 2012.
«E infatti abbiamo rispettato il bilancio di previsione autorizzato dalla Regione, a fronte di una produzione totale valutata in 580,5 milioni — spiega il commissario Luciano Flor —. E’ stata riservata grande attenzione all’andamento del bilancio e al rispetto dell’obbligo di seguire la programmazione regionale. Leggerezze contabili non se ne possono commettere, anche perchè sennò Palazzo Balbi non avrebbe dato copertura a un disavanzo autorizzato, consentendoci di pagare i fornitori. Ed entro i 60 giorni di legge, fatta eccezione per 1500 fatture su 40mila, onorate a 90 giorni, ma perchè così è stato pattuito».
Spulciando tra le voci del bilancio spiccano i quasi 580 milioni di costi di produzione, i 208 per il personale, i 204 spesi per l’acquisto di beni, i 5,8 investiti in premi di assicurazione e i 22.540.589 di euro versati per consulenze e collaborazioni varie. «Sotto quest’ultima voce raggruppiamo la libera professione dei medici, l’attività di progettazione per lavori di manutenzione e ristrutturazione affidata a ingegneri e incarichi ad avvocati, benchè il grosso del lavoro lo svolga il nostro Ufficio legale», chiarisce il commissario. Il totale ricevuto dal riparto del Fondo sanitario regionale ammonta a 108.671.742 euro, mentre le entrate si attestano a 467.880.000 euro. Ma ci sono anche i circa 263 milioni di euro che l’azienda avanza da Usl di tutta Italia per cure prestate ai loro assistiti (il 10% dei malati arriva da fuori) e che di solito percepisce con 4-5 anni di ritardo. Altri 1,5 milioni rappresentano il credito vantato nei confronti dello Stato, chiamato a finanziare interventi di restauro (già approvati) attingendo all’ex articolo 20, voce destinata appunto all’edilizia ospedaliera.
Capitolo importante gli 81,7 milioni investiti in impianti, macchinari e attrezzature. «Un mese fa abbiamo comprato una Tac di ultima generazione, in grado di rilevare masse di 0,5 millimetri — rivela Flor —. Ce ne sono solo altre due in Italia e da noi è già in funzione in Radiologia. Tutto questo per dire che un disavanzo di 17 milioni su un bilancio di 600 è accettabile. Anche perchè, a differenza di quanto accade in altre realtà, noi non abbiamo problemi a pagare i dipendenti. E ne abbiamo 5mila».
C’è poi una novità che riguarda la Clinica Pediatrica. Benchè appurata dall’Università la mancanza di problemi di staticità, l’ipotesi di trasferirla al Sant’Antonio non è affatto tramontata. «Rimane l’opzione migliore — ammette il commissario — soprattutto per il bene dei bambini ricoverati. E infatti non l’abbiamo abbandonata: anche in previsione del nuovo ospedale il trasferimento al Sant’Antonio per tempi e costi resta la scelta più compatibile a tale progettazione. Stiamo lavorando a una nuova proposta tecnica, da sottoporre alla valutazione dell’Università e della politica».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 11 maggio 2016