di Filippo Tosatto. Tempo di esami. Anche per la riforma della sanità veneta che oggi inizia l’iter nella quinta commissione del Consiglio veneto, cui seguirà il voto in aula. All’attenzione dei consiglieri le schede di dotazione ospedaliera che ridisegnano, almeno in parte, il sistema del welfare. A presiedere la commissione è Leonardo Padrin (Pdl), fautore di un radicale rinnovamento del sistema sanitario. Come valuta i contenuti delle schede? Rispetto ai tagli annunciati sembra prevalere la logica della riconversione dei posti letto e dei reparti. «Mi sembra che la manovra sia ispirata a una filosofia conservativa. Comprendo la difficoltà di operare scelte drastiche, tuttavia qua e là permangono doppioni e sprechi».
«In particolare l’articolazione delle delle Ulss su confini amministrativi, non risponde più alla dinamica del territorio: i cittadini si rivolgono ai centri ospedalieri capaci di assicurare le cure migliori, al di là del luogo di residenza, ma le liste d’attesa spesso relegano in coda chi proviene da un’Ulss diversa. È assurdo, tanto più che nel 2014 scatterà la libera circolazione dei pazienti su scala europea».
L’opposizione lamenta la vaghezza delle indicazioni, a cominciare dagli ospedali di comunità, tuttora non ben definiti. Altri contestano il prevalere del bilancino rispetto al merito. «Beh, quando leggo che gli ospedali di Camposampiero e Cittadella avranno lo stesso, identico, numero di posti letto e di primari, il sospetto che sia prevalso l’equilibrio di campanile sorge spontaneo. Io dico: capisco la volontà di accontentare il personale e il territorio ma in certi casi mantenere attive ad ogni costo strutture non adeguate o superflue, oltre che sbagliato si rivelerà inutile. Perché il giudizio definitivo arriverà dai pazienti: i reparti non all’altezza saranno disertati e condannati all’atrofia».
Lei è ritenuto l’artefice del nuovo Piano socio-sanitario. A fronte di questo master plan, del quale le schede rappresentano lo strumento attuativo, quali sono i punti deboli della manovra in discussione? «Il Piano prevede aziende sanitarie con bacini che di utenza che variano dai 200 ai 300 mila abitanti, ciò comporta una riduzione per accorpamento che in queste schede non vedo. È stata ipotizzata e promessa, sì. Speriamo bene».
I posti letto complessivi, tra degenze acute e riabilitazione, aumentano.E così il numero dei primariati. Il Piano, viceversa, ne prevedeva una sensibile riduzione. «È così. Il Piano indica una riorganizzazione nel segno dei “reparti interaziendali”, cioè destinati a servire più Ulss. Viceversa, l’orientamento della giunta è mantenere specialità analoghe, da Oculistica a Otorino, in tutte le aziende sanitarie e talvolta ne troviamo due nella stessa Ulss. Di doppioni ne ho contati almeno una decina e quanto ai primariati, il problema non è tanto il numero quanto l’organizzazione del lavoro e dei servizi che li sottende».
La commissione apporterà cambiamenti sostanziali alle schede? «Non faccio previsioni, lo decideranno i commissari, certo ascolteremo la voce di tutti, proporrò di riunirci anche di sabato per favorire l’audizione del volontariato. Da parte mia avverto che senza una riforma efficace dei centri di spesa, permane il rischio di collasso del sistema».
Il Mattino di Padova – 27 giugno 2013