«E io pago…» si lamentava il buon Totò. «E io non pago…» sembra accanirsi a dire lo Stato italiano, almeno secondo la Ue. Infatti Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e commissario all’Industria, è pronto ad avviare lunedì la pratica per una procedura di infrazione contro l’Italia. Motivazione, la solita: la mancata applicazione della direttiva Ue sui pagamenti dei crediti dovuti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, e i ritardi che continuano ad allungarsi nei confronti dei creditori già attanagliati dalla crisi.
Ormai l’attesa media oscilla sui 170 giorni, e il nostro Paese – avverte Tajani, di fronte ai dati appena presentatigli dalla Confartigianato – «è il peggior pagatore di tutta l’Europa». Commenta filosoficamente il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: «Ci aspettiamo che nel tempo la situazione si normalizzi..». Ma se invece la procedura di infrazione andrà in porto, rischieremo di pagare circa centomila euro al giorno di multa ovvero interessi di mora pari a 3-4 miliardi corrispondenti all’8,25% della cifra che secondo le stime varia tra 40 e 60 miliardi. Insomma «un anno di Imu» o anche il 4% del Pil. Dunque quel che lo Stato avrà risparmiato, si fa per dire, giocando a tiramolla con i suoi creditori, lo perderà poi – lo perderemo tutti – in Europa. Ci sono già dei gufi, almeno da queste parti, che paventano un’altra manovra finanziaria in autunno, solo per placare la creditrice Ue che non sarebbe certo paziente come i nostri imprenditori.
La minaccia di una procedura di infrazione era ed è nell’aria da mesi. Con la tensione che ovviamente ha continuato a crescere ai piani alti della Commissione. Chi lavora lassù, ha visto il commissario Tajani sempre più preoccupato per le notizie in arrivo da Roma, e così il presidente José Manuel Barroso, o il commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn. Perché l’Italia, come sempre, è considerata un ago importante della bilancia europea. Secondo voci ufficiose, il governo di Roma avrebbe chiesto alla Commissione Ue di rimandare decisione e annuncio fin dopo la visita a Bruxelles del premier Enrico Letta e dei ministri Saccomanni ed Enzo Moavero, 3 giorni fa (nell’incontro, il tema dei pagamenti è stato comunque affrontato).
Ora Tajani aspetta lunedì, per agire, perché quel giorno dovrebbero arrivargli anche i dati dell’Ance, l’Associazione dei costruttori prescelta come advisor insieme a Confartigianato. Fra Roma e Bruxelles, si intrecciano segnali di pessimismo: «Anche quei dati saranno un disastro…». Sul piano procedurale, una volta presa la decisione, Tajani dovrebbe dare il suo via libera al cosiddetto «Eu Pilot», un progetto di mediazione, o un’anticamera della procedura vera e propria, che in genere serve a favorire una spiegazione reciproca prima del passaggio ai metodi forti. Il Paese chiamato in causa ha 10 settimane per rispondere a una serie di domande: ma Tajani potrà anche decidere, come ha previsto stavolta la Commissione, di dimezzare i tempi, fino a 5 settimane. Poi, se Roma tacerà o non saprà ancora spiegarsi, partirà la lettera di messa in mora. E via tutti di nuovo, sulle montagne russe.
Luigi Offeddu – Corriere della Sera – 1 febbraio 2014