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Palamara: «Depenalizzazione sì ma non per i reati alimentari»

Una seria politica di depenalizzazione deve diventare penalmente rilevante non tutto quanto ma concentrarsi sui reati più gravi, tra cui oggi compare anche quello della mafia nel settore alimentare”.

Sono le parole pronunciate da Luca Palamara, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, intervenuto alla presentazione a Roma del primo Rapporto sulle Agromafie realizzato da Coldiretti ed Eurispes.

“Sul piano legislativo e quello giudiziario occorre focalizzarsi sulla depenalizzazione e sulla durata dei processi. Sulla questione della depenalizzazione bisogna prestare molta attenzione perché è legato alla tutela del falso alimentare, al garantire il rispetto delle regole e all’accertare se veramente la regola è stata violata. Purtroppo i numeri ci dicono che sono 1 milione e mezzo i processi penali pendenti, perché purtroppo gli accertamenti richiedono tempi lunghi. Pensiamo alla guida senza patente, per la quale bisogna impegnare ben tre grandi di giudizio per il pagamento di una somma di denaro. Poi ci sono altri due temi che ci riguardano da vicino: quello dell’organizzazione degli uffici giudiziari e quello della professionalità.

Sono entrambi cavalli di battaglia, perché quando si parla di riforma della giustizia noi proponiamo un’auto-riforma che passa attraverso l’organizzazione sia esterna che interna degli uffici. Per quanto riguarda l’organizzazione esterna, l’obiettivo deve diventare la riorganizzazione della dislocazione degli uffici sul territorio italiano, realizzata in un tempo ormai lontano, in cui i reati non erano così diffusi come oggi.

Dal punto di vista dell’organizzazione interna, il focus deve invece diventare la specializzazione degli addetti ai lavori per le varie tipologie di reati: l’obiettivo è creare degli standard per lo svolgimento delle indagini, un modulo organizzativo che preveda la specializzazione in gruppo e, conseguentemente, occorre investire molto sulla formazione, decentrata e centrale, su questo tema, spesso considerato reato di fascia B, meno grave, mentre invece non è affatto così. I fatti lo dimostrano”.

Ilpuntocoldiretti.it – 23 giugno 2011

 

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