Sono appena sette, su sessantadue inquilini di Palazzo Ferro Fini, i consiglieri regionali che non godono dell’indennità di funzione mensile lorda, graduata in ragione della rilevanza istituzionale dell’incarico svolto da ciascuno nell’ambito degli organi veneti.
I “non graduati” sono: Mauro Bortoli, 58 anni, alfiere padovano del Partito democratico, che ha ricoperto incarichi di primo piano nei Democratici di sinistra ma non ama i riflettori; Stefano Falconi, 53 anni, di Rosolina (Rovigo), che è subentrato il 10 giugno a Cristiano Corazzari, eletto sindaco di Stienta; l’ex assessore Renato Chisso (60 anni il prossimo 28 luglio), esponente del gruppo Popolo della Libertà-Forza Italia per il Veneto, sospeso dal 31 maggio – in applicazione dell’articolo 8 del decreto legislativo 235/2012 – perché coinvolto nell’inchiesta sul Mose, che si trova in carcere a Pisa; Amedeo Gerolimetto, 58 anni, subentrato (con adesione al gruppo Popolo della Libertà-Forza Italia per il Veneto) al forzista Remo Sernagiotto, a sua volta traslocato all’Europarlamento; il leghista Enrico Corsi, 52 anni, assessore alla Mobilità al Comune di Verona, che ha surrogato Paolo Tosato, proclamato senatore dopo le dimissioni di Massimo Bitonci, nuovo sindaco di Padova. Non hanno incarichi neppure Alessio Alessandrini, alfiere del Pd, che il 24 luglio ha preso il posto del dimissionario Giampietro Marchese (già sospeso dal 31 maggio); Francesco Piccolo (iscritto al gruppo Misto), sostituto temporaneo di Chisso.
Indennità di funzione. Tutti gli altri 55 inquilini di Palazzo Ferro Fini possono invece contare su un’indennità di funzione (che varia fra 2.700 e 2.100 euro lordi) che permette loro di rimpolpare l’indennità di carica mensile lorda di consigliere regionale (che è uguale per tutti, a 6.600 euro lordi). Ha invece diritto all’80% dello “stipendio” (5.280 euro al mese) il consigliere sospeso Chisso. L’indennità di funzione, come detto, è graduata in relazione alla rilevanza dell’incarico. La riscuotono piena (2.700 euro lordi) soltanto il presidente della Giunta regionale Luca Zaia (Liga Veneta-Lega Nord Padania) e il “numero uno” del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato (Nuovo centrodestra). Un’indennità lorda di 2.400 euro spetta invece al vicepresidente della giunta regionale (Marino Zorzato, Ncd) e ai due vicepresidenti del Consiglio regionale (il leghista Matteo Toscani e il democratico Franco Bonfante). Stesso trattamento viene accordato agli assessori che sono anche consiglieri (ovvero i leghisti Roberto Ciambetti, Marino Finozzi, Franco Manzato, Maurizio Conte e Daniele Stival, i forzisti per il Veneto Marialuisa Coppola, Elena Donazzan e Massimo Giorgetti).
L’assessore alla Sanità Luca Coletto non è consigliere regionale. La stessa indennità di 2.400 euro lordi viene erogata inoltre ai presidenti dei gruppi (che, vista la frammentazione del Consiglio, sono ben 12) e delle commissioni consiliari (sette, più le commissioni Statuto e Relazioni internazionali), nonchè ai segretari dell’Ufficio di presidenza (il forzista Moreno Teso e Raffaele Grazia di Futuro Popolare). Rimborso spese. Il terzo elemento della busta paga dei consiglieri è dato dal rimborso spese per l’esercizio del mandato; questa voce, uguale per tutti i componenti del consiglio, è di 4.500 euro netti. Trattenute. E veniamo alle trattenute. La principale è rappresentata, dopo le imposte sull’indennità di carica e sull’indennità di funzione (che sono appunto lorde), dal contributo mensile di 1.299,35 per il vitalizio. Non mancano le penalizzazioni a carico dei consiglieri assenti. Quelli che non partecipano ad almeno il 20 per cento delle votazioni consiliari utili, nel corso della stessa seduta, sono soggetti a una trattenuta di 40 euro.
Claudio Baccarin – Il Mattino di Padova – 28 luglio 2014