Antonio Pitoni. Il count down campeggia, in bella vista, sull’home page del sito «passo dopo passo». Dei «mille giorni per cambiare l’Italia» ne mancano all’appello ancora 997. E le riforme indicate come vitali dal premier Matteo Renzi cominciano a riempire le sezioni del portale che accompagnerà la marcia verso il rilancio nei prossimi tre anni. Certo, rispetto alle accelerazioni iniziali, i tempi si dilatano. Ma gli obiettivi restano ambiziosi.
Non fa eccezione neppure il primo capitolo. Quello dedicato all’agricoltura. «Abbiamo davanti un lavoro intenso e appassionante per far crescere un nuovo modello di sviluppo agricolo e agroalimentare», promette del resto il ministro competente, Maurizio Martina, proprio mentre, a proposito dei mille giorni, sbarcano sul sito le misure per favorire l’«innovazione» e «per sostenere le esportazioni delle nostre eccellenze agricole e agroalimentari». Il traguardo prefissato è quello di portare il volume dell’export del Made in Italy da 33 a 50 miliardi entro il 2020. Puntando molto sulle start-up, attraverso un network nazionale per portare le imprese agricole dalle 48 mila attuali a 60 mila unità. Le prime misure sono contenute nello Sblocca-Italia, a cominciare da quella che prevede la creazione di un segno distintivo unico per le produzioni agroalimentari italiane, anche in vista di Expo 2015. Il piano nazionale per la ricerca e l’innovazione, coordinerà gli investimenti dei prossimi sette anni nell’intero comparto. Attività alle quali è già destinato circa un miliardo di euro con i fondi comunitari agricoli, cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi per i progetti che verranno presentati nell’ambito di Horizon 2020 e le altre risorse disponibili nei fondi coesione. Tra le sfide più attese, quella della Politica agricola comune: vale 52 miliardi fino al 2020, circa 4 all’anno sono a disposizione dell’Italia. Per il settore della pesca e dell’acquacoltura, sono stati programmati investimenti per 537 milioni nei prossimi 6 anni. In parallelo è stata istituita una task force ministeriale che vigilerà per evitare sprechi dei fondi comunitari 2007-2013. Un comparto, quello agricolo, che vale d’altra parte 260 miliardi di euro, il 17% del Pil, ricordano le slide che dalle conferenze stampa di Palazzo Chigi, sbarcano anche sul portale.
Poi ci sono i passi già fatti o in corso d’opera. Dalla riforma del Titolo V (l’obiettivo principale è superare i conflitti di attribuzione Stato-Regioni) a quella del Senato (tramonta il bicameralismo perfetto), dal decreto per il rilancio del turismo e lo sviluppo della cultura (tra le misure il credito d’imposta del 65% per le donazioni e il progetto per Pompei), al piano scuole (21.230 interventi per oltre un miliardo di euro) che, assicura il titolo, garantirà scuole più belle e sicure entro il 2015. Dal bonus Irpef (i famosi 80 euro in busta paga) al dimezzamento dei permessi sindacali, dalla riforma della Pubblica amministrazione (a base di semplificazioni) a quella della giustizia. A cominciare da quella civile. Un passo dopo l’altro.
La Stampa – 3 settembre 2014