Pd, lontani tempi di Calearo le primarie premiano dirigenti
Santini (Cisl) dalla società civile, nessun paracadutato. Il Partito democratico di cinque anni fa aveva un tremendo bisogno di simboli. Come fossero figurine spuntarono l’«operaio» Antonio Boccuzzi, ex ThyssenKrupp in Piemonte e la «donna giovane» Marianna Madia in Lazio.
Al Veneto toccò naturalmente l’«imprenditore»: ma non quello figlio dei salotti buoni, capace di rassicurare la buona borghesia padana (per quella c’era Matteo Colaninno, in Lombardia). No, serviva un nome che potesse far breccia tra i piccoli artigiani e le partite Iva, la spina dorsale di quella «locomotiva del Nordest» (per la verità ormai spompata) che mai e poi mai si sarebbe fidata della sinistra. Veltroni credette di trovarlo in Massimo Calearo, già noto come falco della Confindustria vicentina.
Il problema dei simboli è che poi vivono di vita (parlamentare) propria: e quella di Calearo non è stata delle più gloriose. Ma, a ben vedere, a fallire è stata prima di tutto la strategia del Pd: quella di delegare ad altri il compito di rappresentarlo in terra «ostile», un errore reiterato candidando un altro «simbolo», Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, a governatore nel 2010. Spulciando le liste del Pd in Veneto oggi ci si accorge che quella strategia è stata, di fatto, abbandonata. La segretaria regionale (e prossima senatrice) Rosanna Filippin ha sottolineato più volte che «non ci sono paracadutati», e questa è sicuramente una chiave di lettura. Ma, oltre al certificato d’origine dei candidati – tutti veneti – il Pd si presenta quest’anno per quello che è, qui ed ora. L’unica concessione alla cosiddetta «società civile» è la candidatura del vicesegretario generale della Cisl Giorgio Santini al Senato, uno degli otto «garantiti» imposti da Pierluigi Bersani. Gli altri sette sono parlamentari uscenti, come il capolista in Veneto 2 Pier Paolo Baretta (che pure viene dalla Cisl), il vice veronese di Letta Giampietro Dal Moro, il veneziano Andrea Martella. Oppure dirigenti come l’ex presidente della Provincia di Venezia Davide Zoggia, capolista in Veneto 1, la numero uno al Senato Laura Puppato, capogruppo in Regione e candidata alle primarie dello scorso novembre, Alessandra Moretti, vicesindaco di Vicenza e già portavoce di Bersani, oltre alla stessa Filippin.
Anche i candidati selezionati dalle primarie dello scorso 30 dicembre sono lo specchio piuttosto fedele dell’apparato veneto, e non poteva che essere così visto che potevano votare solo gli iscritti al partito e chi si era registrato alle precedenti primarie. In posizioni eleggibili ci sono ben quattro segretari provinciali – Michele Mognato di Venezia, Federico Ginato di Vicenza, Vincenzo D’Arienzo di Verona e Diego Crivellari di Rovigo – oltre ad una nutrita schiera di parlamentari uscenti, su tutti il votatissimo deputato padovano Alessandro Naccarato e l’ex magistrato e senatore veneziano Felice Casson. Ma il radicamento territoriale dei candidati è testimoniato anche dallo spazio al sole che si sono conquistati quattro sindaci, Giancarlo Piva di Este, Roger De Menech di Ponte sulle Alpi (entrambi «renziani»), Floriana Casellato di Maserada sul Piave e Simonetta Rubinato (anche parlamentare uscente) di Roncade. Ci sono anche diversi volti nuovi e in gran parte giovani, ma tutt’altro che marziani: la 29enne precaria padovana Giulia Narduolo ha alle spalle il segretario locale Piero Ruzzante, il 34enne consulente ambientale veronese Diego Zardini è da tre anni capogruppo in Provincia.
Viste le premesse, non deve sorprendere troppo che il Pd si stia organizzando per condurre una campagna elettorale vecchio stile, con un porta a porta che toccherà tutti i 581 Comuni del Veneto, nessuno escluso. Ha spiegato ieri la Filippin, da Padova, in occasione del lancio della campagna: «Il Veneto è un territorio fondamentale perché di solito qui assistevamo alle partite senza giocarle veramente, ora la competizione è vera e ce la vogliamo mettere tutta». Così accanto ai 581 eventi, dibattiti, comizi che nelle prossime settimane saranno organizzati in ogni angolo della regione ci saranno anche eventi di portata nazionale. Massimo D’Alema sarà al centro congressi Papa Luciani di Padova giovedì 31, Matteo Renzi toccherà Belluno, Verona, Vicenza e Padova il 15 febbraio, mentre l’11 febbraio sarà la volta di uno spettacolo tratto dal libro «Per non morire di Mafia» di Pietro Grasso. Di certo verrà in Veneto anche Bersani ma la data non è stata ancora fissata.
Gli ultimi sondaggi danno la coalizione di centrosinistra in Veneto dietro quattro punti quella del centrodestra, ma i giochi sono ancora aperti. Le proiezioni parlano di 10-11 eletti «sicuri» in Veneto 1, 9-10 in Veneto 2. Per il Senato, passeranno in cinque, a meno che il Pd non faccia il botto conquistando il premio di maggioranza regionale: in quel caso andrebbero in 11 a Palazzo Madama. Dei circa 25 parlamentari «sicuri», almeno dieci saranno donne: ben più, quindi, di quel 33 per cento stabilito su base nazionale.
Corriere del Veneto – 22 gennaio 2013