Repubblica. Promossi i giallorossi, ma bocciate le misure dei gialloverdi a partire da reddito di cittadinanza e Quota 100. Al termine della missione del Fondo monetario internazionale a Roma, guidata da Rishi Goyal, che ieri ha diffuso il rapporto sull’Italia, i giudizi dell’organizzazione di Washington sono ben precisi. Il Conte 2 sta facendo bene: ha instaurato un «confronto costruttivo» con Bruxelles, la legge di Bilancio del ministro Gualtieri è «prudente », i conti del 2019 sono migliori del previsto e i mercati ci vedono bene (ieri lo spread ha chiuso a quota 133, il minimo da ottobre). Un rilevo tuttavia c’è: il deficit-Pil che nel 2020 va verso il 2,4 per cento contro il 2,2 per cento fissato dall’Italia e sul quale il Tesoro ieri ha confermato di credere. La crescita invece si conferma quella annuncia a Davos: 0,5 per cento nel 2020.
Le misure eredità del Conte 1 invece non piacciono all’Fmi e il ministro Gualtieri si è detto aperto a miglioramenti e dialogo. Sulle pensioni l’Fmi è piuttosto allarmato: dice che nei prossimi decenni la spesa è destinata a crescere in modo considerevole e che soprattutto il sistema Quota 100 fortemente voluto dalla Lega incrementerà ulteriormente la spesa e creerà «discontinuità» nell’età di pensionamento. La proposta dell’Fmi, che fa discutere, è di introdurre «flessibilità» ma di «legare strettamente gli assegni ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa», ricalcolando i contributi. Anche sul reddito di cittadinanza il Fondo non è tenero. Gli importi, dice, sono «ben al di sopra dei parametri di riferimenti internazionali». Il reddito, aggiunge l’Fmi, diminuisce rapidamente con le dimensioni della famiglia, penalizza le famiglie più povere e cade bruscamente se viene accettata una offerta di lavoro e rischiano di diventare un disincentivo. Dunque: il consiglio implicito è di fare abbondanti correzioni.
Sul piano dei suggerimenti di politica economia l’Fmi sembra guardare al cantiere dell’attuale maggioranza. Chiedere una «riforma complessiva» che abbassi ulteriormente il cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, per favorire la partecipazione al mercato del lavoro. Bene la decisione di tagliarlo di 0,2-0,3 punti di Pil nel 2020-2021. Meglio ancora sarebbe «una riduzione più ambiziosa (l’Italia è al 48 per cento contro una media Ue del 42) pari a due punti di Pil». Una operazione da finanziare ampliando l’imponibile dell’Iva (vecchia idea del governo prima della legge di Bilancio) rendendo più efficienti, e dunque aumentando, le aliquote agevolate con interventi ma solo sui consumi dei più ricchi. Ma anche ricorrendo all’Imu, dove all’Fmi torna a suggerire di riportare l’imposta anche sulla prima casa, oltre a mettere in atto una revisione delle rendite catastali. Terzo punto: l’evasione fiscale. Dopo la spinta a pagamenti e fatture elettroniche, occorrerebbe rafforzare l’Agenzia delle entrate e «rimuovere gli ostacoli legali» alla riscossione.