Breaking news

Sei in:

Pensioni, dietrofront sulle deroghe. Tensione Renzi-Ragioneria. Il premier: su«quota 96» faremo intervento più ampio

Con quattro emendamenti in Commissione Affari costituzionali del Senato il governo ha cancellato la «quota 96» nella scuola e i pensionamenti d’ufficio a 68 anni per docenti universitari e primari. Tensione tra Ragioneria e il premier, che dice: interverremo su “quota 96”.

Contrordine al Senato sul “pacchetto previdenziale” che Montecitorio aveva introdotto a forza nel dl Pa in fase di prima lettura. Con quattro emendamenti soppressivi presentati in Commissione Affari costituzionali dal Governo sono state cancellate le norme su «quota 96» nella scuola e quella sui pensionamentid’ufficio a 68anni per docenti universitari e i primari. Via anche la misura sulle penalizzazioni al trattamento pensionistico in caso di ritiro anticipato e quella sulle pensioni di reversibilità per le vittime del terrorismo.

Per Matteo Renzi è stato giusto lo stop a “quota 96” perché la misura non c’entrava nulla con la “ratio” del decreto e ha fatto sapere che sulla scuola è in preparazione un intervento entro fine agosto assai più ampio, come perimetro di riferimento, della platea dei 4mila interessati dalla misura cancellata. Insomma le tensioni con la Ragioneria, che ci sono, non impediranno alla politica di prevalere sulle obiezioni tecniche.

Ieri sera, dopo aver incassato il vialibera sui presupposti di costituzionalità del disegno di legge di conversione del decreto, è partita la discussione generale sul testo dove entro questa mattina verrà posto il voto di fiducia. I tempi per la terza lettura alla Camera a questo punto sono molto stretti: si dovrebbe arrivare al voto finale (con terza fiducia) entro venerdì, in parallelo con l’approvazione del dl competitività al Senato e il primo via libera al Ddl costituzionale.

Dopo un tira e molla durato tutto il week-end l’Esecutivo ha dunque deciso di non andare al muro contro muro con la Ragioneria generale dello Stato, che aveva sollevato rilievi di copertura nel documento presentato venerdì scorso. Nel dettaglio, secondo la Ragioneria, la norma su «quota96», che avrebbe regalato il pensionamento a settembre a 4mila insegnanti e addetti della scuola (platea che potrebbe allargarsi), risulta «scoperta in termini di fabbisogno e indebitamento netto». E quindi per assicurare «la neutralità degli effetti per il 2014 la riduzione da apportare si deve attestare a 45 milioni di euro» (e non 34 milioni come indica la relazione tecnica del provvedimento).

Le coperture ipotizzate, approvate dalla Camera, e che consistono in un aumento degli obiettivi di spending review e tagli lineari, comportano «criticità», sempresecondo i tecnici del Mef, perché «connesse all’entità del ricorso a forme di copertura operate già con precedenti interventi attraverso l’accantonamentoolariduzionedegli stanziamenti relativi alle spese rimodulabili». Soloper il 2014 tali riduzioni ammontano già a circa un miliardo di euro (che vengono presi con tagli a oneri rimodulabili dei ministeri). Eperciò l’ulteriore riduzione di queste spese porta con sé «l’elevato rischio di determinare la formazione di debiti fuori bilancio in relazione a spese difficilmente comprimibili, soprattutto in unafase già avanzata della gestione».

Analoghi i rilievi per quanto riguarda il pensionamento d’ufficio a68anni dei professori universitari (oggi la legge Gelmini consente l’uscitaobbligatoria a70anni- avendo abolito il cosiddetto “biennio Amato”). Questa anticipazione di due anni, sottolinea la Ragioneria, «determina oneri non quantificati nécoperti in termini di anticipazione della corresponsione dei trattamenti di pensione e di fine servizio». Sulla base dei dati forniti dal Miur il costo dell’intervento è di 34,2 milioni solo nel 2015 (dal 2015 al 2021 è di circa 113 milioni). Nel mirino anche i conti per la cancellazione dei disincentivi introdotti da Elsa Fornero per chi lascia prima il lavoro. La relazione tecnica al dl Madia ha stimato un esborso di un milione per il 2014, 3 milioni per il 2015, 7 milioni per il 2016. I conti rivisti dalla Ragioneria sono però maggiori: 5 milioni per il 2014, 15 milioni per il 2015, 35 milioni per il 2016, 50 milioni per il 2017 e 60 milioni dal 2018. E sottostimata è anche la quantificazione delle spese (unmilione per quest’anno) della norma che prevede dei benefici per le vittime degli atti di terrorismo. Una copertura, quest’ultima, che poi sarebbe stata trovata da Poletti e Delrio ma la misura entrerà in un altro provvedimento.

Il dietrofront naturalmente ha scatenato un putiferio politico, soprattutto tra le componenti del Pd che alla Camera avevano sostenuto le correzioni. «Sarebbe scandaloso non risolvere “quota 96” degli insegnanti, masoprattutto utilizzare argomenti falsi per non fare questa scelta. Chidice chevogliamointrodurre quota 96 per estenderla a tutti i lavoratori sa di mentire o non conosce l’argomento» hanno rilevato Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi. Ma anche Forza Italia non è per nulla convinta: una decisione «vergognosa in cui vince la burocrazia». Mentre per Sel «il Governo dei soli annunci ha colpito ancora».

Il sole 24 Ore – 5 agosto 2014

Dietrofront del governo: stop alla pensione per 4 mila insegnanti. Via anche il limite dei 68 anni a professori e primari, rivolta nel Parlamento

Niente soldi, palla al centro: per la riforma della Pubblica amministrazione la strada verso il traguardo si allunga un altro po’. Prendendo atto delle critiche mosse dal ministero dell’Economia e dal Commissario della “spending review” Carlo Cottarelli riguardo alla mancata copertura di alcuni provvedimenti, il governo ha presentato 3 emendamenti soppressivi per annullare quattro norme introdotte durante il passaggio del testo alla Camera. Norme sulle quali la maggioranza, in Aula, ha già votato la fiducia. Un’iniziativa che ha suscitato un vespaio di polemiche sia per il metodo usato che per il contenuto.

Il dietrofront si è consumato su un tema altamente sensibile: le pensioni. Per evitare il muro contro muro con i tecnici della Ragioneria, il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha annunciato emendamenti al testo (già approvati dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato) riguardo ad insegnanti; primari e professori universitari; futuri pensionati che intendano ritirarsi dopo 42 anni di contributi anche senza aver raggiunto i 62 anni; parenti delle vittime e superstiti delle stragi di terrorismo. Nello specifico è stata cancellata la modifica che permetteva di sbloccare i pensionamenti nella scuola, facendo saltare “quota 96” (somma d’età anagrafica e contributiva). La norma doveva sanare un errore tecnico commesso nella riforma Fornero che impediva l’uscita dal lavoro di 4.000 insegnanti (costretti a contare gli anni di contributi non secondo l’anno solare, ma scolastico). Un passo indietro sul quale si sono scatenate feroci polemiche, anche all’interno del Pd: la stessa Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato un ordine del giorno, votato da tutti i gruppi, che impegna il governo ad occuparsi della questione in un altro provvedimento. «Giusto togliere quella misura che non c’entrava niente con il decreto, ce ne occuperemo nel pacchetto scuola entro la fine di agosto», ha promesso Renzi, che in realtà sarebbe molto irritato per come i tecnici del ministero dell’Economia hanno gestito i ri- lievi e per come, contro le riforme, si stiano coalizzando varie burocrazie.

Insegnanti a parte, gli emendamenti del governo eliminano il tetto dei 68 anni età per il pensionamento di primari e professori universitari (tornano i 70 anni, secondo la Ragioneria l’anticipo costava troppo). Per medici e primari non di cliniche universitarie resta il tetto dei 65 anni, per i dipendenti statali di 62. Bloccata anche la norma che permetteva ai lavoratori «precoci» (quelli che hanno iniziato da adolescenti) di andare in pensione, senza penalizzazioni, con 42 anni di contributi anche prima dei 62 anni d’età (norma che preoccuperebbe i tecnici soprattutto per l’applicazione nel settore privato). Ultimo stop, molto contestato, quello che blocca le pensioni di risarcimento ai familiari delle vittime delle stragi terroristiche: il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio avrebbero già trovato le coperture richieste, ma lo stralcio dal decreto è consumato, bisognerà trovare una nuova collocazione alla misura.

Lo stop della Ragioneria non ha però riguardato solo la riforma Madia, ma anche una norma del decreto Competitività che permetteva di ridurre l’Imu sugli immobili dotati di impianto fotovoltaico. Per accelerare i tempi della conversione il ministro delle Riforme MariaElena Boschi ha chiesto che sull’intero testo sia posta la fiducia. Stesso iter sarà applicato al decreto sulla Pubblica amministrazione che andrà alla fiducia al Senato e poi – presumibilmente – di nuovo alla Camera: le conversioni di entrambi scadono il 24 agosto. «Dobbiamo correre», ha ammesso la Madia. Metodi e scelte che hanno scatenato feroci critiche contro il governo «Quando la politica sbaglia deve saper riconoscere i suoi errori – ha detto l’ex ministro Pd Cesare Damiano bloccare “quota 96” è vergognoso: si tratta di rimediare un torto, non di assicurare un privilegio. La quota va reintrodotta entro agosto, senza perdere altro tempo ». Parole dure anche dai sindacati: «Siamo davanti all’ennesima dimostrazione di dilettantismo della classe politica», ha detto Raffaele Bonanni, Cisl. Per Michele Gentile responsabile settore pubblico della Cgil: «I fatti dimostrano che la declamata staffetta generazionale è una finzione: per farla servono investimenti, non bastano le norme ». «Il governo è in stato confusionale », conclude Forza Italia

Repubblica – 5 agosto 2014

site created by electrisheeps.com - web design & web marketing

Back to Top