Roberto Giovannini, la Stampa. Sembra una mezza apertura, quella sulle pensioni del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Ma è molto difficile – non ci sono risorse, e quel poco pare destinato ai giovani – che il governo nella legge di Bilancio accolga le richieste contenute nel documento presentato da Cgil-Cisl-Uil. «Il documento è arrivato oggi, lo valuteremo in tutti i punti – ha detto Poletti partecipando a Torino a un convegno Cisl – quando avremo valutato anche la dimensione economica degli impatti di queste misure, dopo l’approvazione del Def, avremo occasione di confrontarci».
Cgil, Cisl e Uil hanno indicato tra le priorità il blocco dell’aumento dell’età di vecchiaia collegato alla speranza di vita previsto per il 2019. Al momento il passaggio è fissato da 66 anni e sette mesi a 67 anni ma per il via libera definitivo si dovranno aspettare i dati Istat sull’aspettativa di vita previsti per ottobre. «I numeri che arrivano dall’Inps sono piuttosto severi – dice il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio – e dicono che lo spazio per manovra sulle pensioni è molto molto ridotto». «Al governo chiediamo di fermarsi sull’aumento dell’eta pensionabile -?dice la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan – quando si lavora 40 o 42 anni in un laminatoio l’aspettativa di vita di 84 anni non esiste. Sono due anni che l’aspettativa di vita scende, e che sempre più cittadini rinunciano alla cura per mancanza di risorse».
I sindacati chiedono anche modifiche sull’Ape sociale, nella direzione dell’estensione dello strumento e la valorizzazione in termini previdenziali del lavoro di cura delle donne. Si chiede il riconoscimento di un anticipo rispetto all’età legale per l’accesso alla pensione di vecchiaia per tutte le lavoratrici (e non solo quelle che possono accedere all’Ape sociale) che abbiano avuto o adottato dei figli (un anno per ogni figlio fino a un massimo di tre anni) ma anche l’ampliamento delle categorie di lavoratori che svolgono attività gravose. Sempre sui lavori gravosi Cgil, Cisl e Uil chiedono che sia abbassato il requisito contributivo da 36 a 30 anni per l’accesso all’Ape sociale. I sindacati insistono anche sulla pensione di garanzia per i giovani, e sulla necessità di ridurre l’importo «soglia» richiesto per l’accesso alla pensione di vecchiaia con 66 anni e sette mesi di età e 20 di contributi.
La Stampa – 21 settembre 2017