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«Centralità ai giovani nella manovra». Ma i sindacati insistono sulle pensioni con 11 richieste sulla previdenza

Mentre anche l’Ocse corregge al rialzo le stime di crescita del Pil per l’Italia (+ 1,4% quest’anno e + 1,2% nel 2018) il governo è impegnato a contenere l’assalto alla diligenza, ancor prima che la manovra venga presentata (lo sarà a metà ottobre). Alla vigilia del Consiglio dei ministri che domani dovrebbe approvare la nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza, cioè la cornice entro la quale si muoverà la legge di Bilancio 2018, Cgil, Cisl e Uil hanno inviato un documento al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, con 11 richieste dettagliate di intervento sulle pensioni: dal blocco dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni alla pensione di garanzia per i giovani; dall’accesso agevolato alla pensione per le lavoratrici madri alla riforma della governance dell’Inps. Inutile dire che il pacchetto di misure proposte dai sindacati costerebbe svariati miliardi (anche se il documento sorvola su questo aspetto) e che il governo ha già detto e ridetto che per la prossima manovra «il sentiero è stretto». Posizione ribadita da diversi ministri mentre Gentiloni, contento per le nuove stime Ocse, auspica la «convergenza più ampia possibile sulla nota di aggiornamento del Def».

«Resto del parere — dice il viceministro dell’Economia, Enrico Morando — che in questa manovra la centralità va data all’occupazione giovanile». «Lo spazio per interventi sulle pensioni è molto molto ridotto», conferma anche un ministro molto sensibile alle istanze sociali come Graziano Delrio (Infrastrutture). Appena più cauto il titolare del Lavoro, Giuliano Poletti. «Il documento delle organizzazioni sindacali ci era stato preannunciato. Lo valuteremo in tutti i punti. Quando avremo valutato anche la dimensione economica degli impatti di queste misure, dopo l’approvazione della nota di aggiornamento del Def, ci sarà l’occasione di confrontarci», ha detto il ministro a margine di un convegno organizzato dalla Cisl. La segretaria generale, Annamaria Furlan, dopo aver osservato che bloccare l’aumento dell’età è «questione di buon senso», auspica la prosecuzione del dialogo. Ma nella Cgil c’è già chi, come Maurizio Landini, invoca la mobilitazione.

Il punto decisivo per i sindacati è quello dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita. Secondo il meccanismo previsto dalla legge, si stima che il prossimo scatto, dal primo gennaio 2019, comporterà un ritardo del pensionamento di 5 mesi, facendo salire il requisito dell’età per l’assegno di vecchiaia a 67 anni. Nel loro documento, Cgil, Cisl e Uil, al punto 1 chiedono di «bloccare l’adeguamento» e di «avviare un negoziato per la revisione dell’attuale meccanismo».

I sindacati propongono anche — tra le varie misure — un anticipo, fino a tre anni, del pensionamento per le lavoratrici madri (un anno per figlio); una pensione di garanzia per i giovani col contributivo, commisurata agli anni di lavoro; il potenziamento della previdenza integrativa; il ripristino dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita; l’ampliamento della platea ammessa all’Ape social.

In serata è poi arrivata una precisazione in tema fiscale: il governo non avrebbe allo studio alcuna norma per la regolarizzazione di patrimoni in contante del tipo «voluntary disclosure» o altro.

Enrico Marro – Il Corriere della Sera – 21 settembre 2017

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