L’Inps ha proposto una nuova convenzione che consentirebbe lo sblocco dei pagamenti. Mercoledì una riunione tra l’Istituto e le Casse potrebbe sbrogliare la matassa mentre il Comitato Cumulo e Casse Professionali minaccia un esposto alla Procura per omissione o ritardo di atti d’ufficio
È la storia infinita, quella del cumulo contributivo. Ogni volta che la conclusione della vicenda, che va avanti da oltre 15 mesi, sembra avvicinarsi, c’è un colpo di scena che allontana la chiusura del sipario. L’ultima vicenda che impedisce ai medici che ne hanno fatto richiesta di ricevere la pensione in cumulo è un braccio di ferro tra Inps e Adepp per la divisione dei costi di gestione pari a 65 euro a pratica. Una situazione «assolutamente sproporzionata – scrive la Cosmed – tra il disagio e i danni che si arrecano ai contribuenti e all’immagine delle Istituzioni e la materia del contendere».
Ed è proprio alle Istituzioni che la Confederazione si è rivolta, ritenendo «indispensabile un forte intervento del Governo e del Ministero del Lavoro, anche in considerazione del suo ruolo di Ministero vigilante di entrambi i contendenti». Per questo una delegazione, guidata dal Segretario Generale della Cosmed Giorgio Cavallero, lunedì è stata ricevuta dai funzionari del Dicastero. «Abbiamo fatto presente ai funzionari – dichiara Cavallero a Sanità Informazione – l’importanza di questa questione e l’utilità di un intervento politico per sbloccarla. Ci è stato detto che è loro interesse che le cose vadano a buon fine, sottolineando come la questione del cumulo sia una questione di equità. Come tale l’hanno sempre considerata e auspicano quindi una soluzione. Ma la questione è gestionale e riguarda le Casse».
«Corre voce – rivela il Segretario – che mercoledì 28 ci sia una riunione tra Inps e tutte le Casse che potrebbe essere decisiva. Speriamo che entro la fine della settimana si arrivi alla firma della convenzione, completando con l’ultima pagina questo voluminoso dossier».
L’accordo sulla convenzione, d’altro canto, era già stato annunciato lo scorso 20 febbraio in una conferenza stampa congiunta di Inps e Adepp; poi si è invece scoperto che i testi dei due enti non collimavano proprio per la divisione dei 65 euro. «E anche questo non è normale – commenta Cavallero -. Quando ci si sposa, il consenso viene espresso contemporaneamente e simultaneamente. Stiamo parlando, poi, di una cifra che non compenserebbe neanche una minima parte del contenzioso che potrebbe scatenare la mancata firma della convenzione».
L’Inps sta inviando alle Casse Professionali un nuovo testo di convenzione che prevede la divisione dei costi in base alla quota di pensione erogata da ciascun ente. «In particolare – si legge in una nota – il testo rimette ad una commissione di esperti la determinazione dell’importo da dividere e lascia alle parti, in caso di mancata identificazione dell’importo nei tempi previsti, la possibilità di adire al giudice». Un sistema che consentirebbe di «sbloccare subito i pagamenti e di lasciare che le parti risolvano le difficoltà burocratiche in un secondo momento, senza che questo abbia ulteriori ripercussioni sui professionisti coinvolti».
Una proposta su cui, ad oggi, l’Adepp non si è espressa. Sottolinea tuttavia a gran voce come il Ministero del Lavoro abbia dato ragione agli enti di previdenza dei professionisti: «È emerso – comunica l’Associazione – come già il 14 marzo il Ministero avesse inviato all’Inps una risposta a firma del Capo di Gabinetto che non avallava la richiesta dei 65 euro».
Intanto, il Comitato Cumulo e Casse Professionali, composto da professionisti interessati ad usufruire della facoltà del cumulo contributivo, chiarisce che «in caso di perdurante stallo» presenterà «alla Procura della Repubblica di Roma un esposto» affinché «la magistratura accerti eventuali reati penali di omissione o ritardo degli atti d’ufficio da parte dell’Inps e/o delle Casse Professionali».
«Come hanno sottolineato i funzionari del Ministero del Lavoro – conclude Cavallero -, quella del cumulo è una questione di equità, e quella che noi stiamo conducendo è una battaglia di equità. È veramente una vicenda sconcertante. Stiamo solo chiedendo che uno più uno faccia due, e se in questo Paese non si riesce nemmeno a far questo sarebbe un ulteriore motivo di demoralizzazione».
Sanità informazione – 28 marzo 2018