Sindacati e opposizione insorgono dopo la rinuncia del governo, nonostante promesse e annunci tv andati avanti per mesi, a intervenire nella legge di Stabilità sulle pensioni e rendere più flessibile l’uscita. Il rinvio non piace a Cgil («sbagliato»), Cisl («non va bene») e Uil («gravissimo errore»).
Non gradisce neanche Cesare Damiano, minoranza pd, che parla di «doccia fredda». E Renato Brunetta, Forza Italia, di un premier «costretto a marcia indietro». «I lavoratori e le lavoratrici si rassegnino», consiglia Arturo Scotto, capogruppo di Sel.
«Sull’eliminazione della Tasi per ville e casali di lusso si corre veloce, e per chi dopo una vita di lavoro chiede il rispetto di un diritto si va piano, anzi pianissimo».
D’altro canto il premier Renzi è stato netto: «Non abbiamo ancora trovato la soluzione per consentire di andare in pensione un paio d’anni prima», ha detto domenica in tv. «Se si interviene sulle pensioni senza saggezza si fa danno, quindi proporremo la soluzione nel 2016 quando i numeri saranno chiari». Non sembra però un problema di chiarezza (le cifre esistono da mesi, messe giù dall’Inps), né di soluzioni, presenti ad abundantiam. Piuttosto di coperture. E di priorità politiche.
Repubblica – 13 ottobre 2015