Non è bastato il secco “no” della Ragioneria generale dello Stato per dissuadere i deputati della commissione Lavoro che, giovedì, hanno deciso di andare avanti con le proposte di legge che puntano a reintrodurre la possibilità di cumulo non oneroso delle posizioni previdenziali in diversi enti.
Per aggirare i mega-ostacoli sollevati dalle stime sulla maggiore spesa previdenziale prevista fino a 2,5 miliardi nel 2022 per la Ragioneria la strada potrebbe essere quella di ripescare progetti di legge della Lega e del Pd che prevedono l’abrogazione dell’articolo 12 della legge 138/2010, quello che ha introdotto la ricongiunzione onerosa. Ma non sono chiare le coperture di queste misure diverse dal testo unificato firmato da Giuliano
Cazzola e Marialuisa Gnecchi che punta invece a correggere la manovra del 2010 per permettere sia il cumulo sia l’utilizzo dei contributi per la pensione supplementare. Ieri lo scontro si è consumato in Commissione dopo che il vice-ministro Michel Martone ha formalizzato la relazione dell’Inps e quella della Ragioneria, che si chiude con una perentoria frase del Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio: «il provvedimento non può avere ulteriore corso». La manovra del 2010, si ricorderà, ha abrogato la legge del 1958 che permetteva il cumulo di posizioni previdenziali diverse. Specie negli Enti locali molti lavoratori si sono trovati ad avere due posizioni, una con l’Inpdap (o altri enti) e poi con l’Inps, che se non ricongiunte non permettono la pensione di anzianità o fanno perdere un pezzo di contribuzione in quella di vecchiaia. A mandare su tutte le furie diversi componenti della commissione, comprese le opposizioni, è una frase della relazione dell’Inps in cui si dice che i maggiori oneri a suo carico «derivano dalla possibilità di cumulare periodi assicurativi altrimenti non utilizzabili». In una contro-relazione appoggiata da altri membri della commissione, Marialuisa Gnecchi ha replicato: «È inaccettabile che tra i costi siano calcolati i contributi silenti; compito istituzionale dell’Inps è dare la pensione ai lavoratori valorizzando ogni settimana di contributi». Diversa la reazione di Cazzola: «Il braccio di ferro non porta da nessuna parte, sia nel caso delle ricongiunzioni onerose sia su quello degli esodati. In ambedue le questioni i problemi di copertura sono insormontabili. Se vogliamo fare della propaganda andiamo pure avanti così. Dovremmo invece concordare con il governo delle soluzioni graduali e parziali su ambedue gli argomenti».
Il Sole-24 Ore – 14 settembre 2012