Polemiche sul piano allo studio al ministero del Lavoro Baretta (Tesoro): tranquillo chi prende meno di 2000 euro. Governo diviso sulle pensioni. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, boccia il progetto, sostenuto dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di un contributo di solidarietà sulle pensioni medio-alte calcolate con il metodo retributivo.
«I giornali di agosto – ha twittato il premier dalle vacanze – sono pieni di progetti segreti del governo. Talmente segreti che non lo conosce nemmeno il governo. #non esiste #maddeche». Fatto sta che a parlare di contributo di solidarietà era stato in un’intervista proprio il ministro del Lavoro. E che i tecnici dell’Inps hanno elaborato alcune simulazioni per ricalcolare con il metodo contributivo l’importo dell’assegno pensionistico ricevuto in base alla media delle retribuzioni degli ultimi dieci anni di lavoro.
Obiettivo: recuperare risorse a favore dei nuovi possibili esodati e dei cassintegrati in deroga.
Certo quello delle pensioni è un tema molto rischioso sul piano politico e sociale. Ieri praticamente tutto il Pd (da Cesare Damiano a Stefano Fassina) si è schierato contro il prelievo sulle pensioni che peraltro già esiste su quelle superiori ai 90 mila euro lordi l’anno. E all’attacco, oltre a Forza Italia, sono andati i sindacati denunciando la «confusione nel governo». La Cgil ha parlato di un’ipotesi «inaccettabile» a proposito di un intervento sulle pensioni retributive, il leader Cisl, Bonanni, ha definito «solo una nuova tassa» l’eventuale contributo, e per la Uil si tratta ancora una volta di una mera «operazione di cassa». Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha detto che per ora non è stata presa alcuna decisione, che si è aperta una discussione, ma anche che: «Chi guadagna fino a 2.000 euro netti di pensione al mese può stare assolutamente tranquillo». Quasi ad indicare una soglia sopra la quale un intervento non può essere escluso. D’altra parte è stato lo stesso ministro Poletti a sostenere che per ottenere un gettito non marginale (si stima almeno un miliardo di euro) si deve agire sull’«asticella» dei redditi. La partita è aperta
Repubblica – 20 agosto 2014