Sarebbe bastata una «semplice modifica dell’assetto organizzativo» a rendere «pressoché impossibile qualsiasi distrazione di denaro» da parte di Loredana Bolzan dalle casse dell’Usl 9 di Treviso. E non è colpa del software di gestione del sistema paghe, che non ha denotato «carenze che abbiano potuto determinare o favorire gli eventi».
Dopo le prime anticipazioni, la lettura completa della perizia redatta dal consulente tecnico nominato dal tribunale in merito alla “guerra” tra l’Usl e la società produttrice del software, la “Sigma”, sgombera il campo dal dubbi sollevati dai consulenti di parte della stessa Usl: il software non ha alcuna colpa sul “buco” da circa quattro milioni di euro provocato dall’ex dipendente Loredana Bolzan, già condannata a undici anni in primo grado. Certo, si tratta “solo” di una perizia, come sottolinea l’Usl evidenziando che «non è ancora mai stata discussa in udienza e appare quantomeno discutibile che venga presentata all’opinione pubblica quasi con la dignità di una sentenza». Dopo il braccio di ferro delle consulenze tecniche di parte, però, questa redatta da Giancarlo Friserio, nominato dal giudice, sembra far segnare punti pesanti a favore della Sigma. «Seppure la segregazione dei ruoli, cioè l’attribuzione di mansioni diverse a soggetti diversi in modo tale da assicurare la vigilanza sui flussi, fosse suggerita anche nei documenti con cui Sigma ha partecipato alla gara di aggiudicazione della fornitura del servizio, la signora Bolzan ha svolto autonomamente dal 1999 al 2007 l’intero flusso degli stipendi all’interno del reparto convenzioni». E in un altro passaggio: «La totale assenza di controlli, anche di fronte alle incongruenze più macroscopiche, ha consentito il perdurare degli illeciti per quasi un decennio, e non competeva a Sigma, che anzi non doveva fare ingerenze nelle problematiche organizzative di Usl, effettuare tali controlli. A parere di chi scrive, non è addebitabile alcuna responsabilità a Sigma circa la mancata vigilanza in quanto non richiesta e specificata quale requisito nella documentazione che corredava il bando di gara e nemmeno nel contratto sottoscritto in seguito all’aggiudicazione». Per quanto riguarda strettamente il software, «si ritengono soddisfacenti i livelli di sicurezza garantiti dalla procedura Sigma, e si ribadisce come il problema sia rappresentato da un aspetto organizzativo e non dal software».
La Tribuna di Treviso – 4 marzo 2013