Secondo alcune stime, il problema nel Veneto tocca la sopravvivenza di cinquecento aziende agricole. Ma l’argomento «quote latte» è sempre stato un nervo scoperto nei rapporti tra produttori, associazioni di categoria e Lega Nord.
Non a caso Giancarlo Galan, che al Ministero delle Politiche agricole c’è stato qualche mese, si è sempre divertito a solleticare la sua fantasia sullo «strano atteggiamento» indulgente della Lega Nord nei confronti degli «splafonatori» del latte. Al Ministero Luca Zaia c’è stato un po’ di più e al tema si è dedicato con l’abituale impegno ed energia. Tanto da portare in approvazione la cosiddetta «Legge Zaia», la numero 33/2009 che ha definito tre regole: le multe si pagano, la rateizzazione delle stesse (con ampi e ripetuti rinvi, peraltro, decisi successivamente), la rinuncia al contenzioso. Peccato che, quasi contemporaneamente all’approvazione della legge, Zaia ministro delegò il generale dei carabinieri Vincenzo Alonzi di preparare una accurata relazione sul tema. Che terminò mettendo in discussione i numeri assegnati della produzione di latte ai produttori italiani. In altre parole, i numeri delle vacche da latte sarebbero irreali e dunque quelle multe andrebbero riviste. Più tardi ne è nata l’inchiesta della Procura milanese, condotta dal pm Maurizio Ascione, che nei mesi scorsi ha ascoltato anche Luca Zaia. Una delle ipotesi di reato sulle quali sta lavorando la Procura di Milano è che l’atteggiamento dilatorio della Lega nascondesse, in realtà, uno storno di fondi a favore dei politici di quel partito. Ma allo stato è solamente un’ipotesi di lavoro, non suffragata da alcuna prova né da alcun indagato. Le perquisizioni di ieri nelle sedi della Lega tornano ad infiammare il dibattito sulle quote latte, peraltro in periodo elettorale. Ma in casa Lega si tende a minimizzare: gran parte dei pasticci sarebbero stati compiuti da coooperative lombarde, che non a caso sono state chiamate a risarcire lo Stato dei mancati pagamenti. Di sicuro, lo scandalo delle quote latte è costato fior di miliardi alle casse dei contribuenti italiani. Chi ne ha ricostruito la genesi ha calcolato, tra multe dell’Europa e contenziosi, un danno superiore ai quattro miliardi di euro. Tutta colpa della ripartizione in sede europea delle quote: all’Italia furono assegnate potenzialità produttive solo per il 60 per cento del fabbisogno. Tra il 2008 e il 2009 Zaia riuscì a negoziare circa 7,5 milioni di litri di latte in più per i produttori italiani. Il Mattino di Padova
Veneto. Perquisizioni per le quote latte. Il Carroccio: «Inaccettabile»
VENEZIA — Le perquisizioni nella sede di un partito a un mese dalle elezioni fanno sempre molto komplotto komunista. Se poi questo partito è la Lega Nord, che per la prima volta dopo gli scandali della scorsa primavera sta cominciando a rimontare nei sondaggi, il cerchio (poco magico) si chiude.
«Trovo che il tempismo della magistratura sia stato incredibile, soprattutto perché non c’è un collegamento diretto con la Lega — sbotta il deputato del Carroccio Massimo Bitonci — Non risulta infatti indagato nessun esponente politico per questa faccenda e nelle sedi di Milano e Torino non è stato trovato nulla, ma l’attacco mediatico delle televisioni e dei giornali resta proprio in un momento in cui la Lega sta facendo una campagna elettorale importante».
Le indagini condotte dal pubblico ministero Maurizio Ascione sull’ex capo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura portano a una dipendente della sede milanese del Carroccio ma non toccano, nemmeno da lontano, né Maroni né Bossi né il governatore Luca Zaia che al tempo dei fatti era ministro dell’Agricoltura e che, per questo, era stato sentito mesi fa dalla procura come persona informata dei fatti.
«Le perquisizioni nelle sedi della Lega, fatte ad un mese dalle elezioni, non sono proprio la cosa migliore da fare — interviene l’altro ex ministro dell’Agricoltura veneto ed ex governatore della Regione Giancarlo Galan — ma ho conosciuto personalmente il pubblico ministero Ascione e so che è un magistrato estremamente serio». A sentire Galan, però, era meglio se la magistratura si fosse mossa prima. «Se avessero fatto le perquisizioni qualche tempo fa forse avrebbero davvero trovato qualcosa — continua Galan — perché sulla vicenda delle quote latte c’è qualcosa di strano. Ne sono convinto. L’ho detto al pm quando mi ha interrogato, e lo ripeto adesso: i comportamenti della Lega, così morbosi nei confronti di una sparuta componente di allevatori che avevano sforato le quote, comportamenti fatti di continui rinvii, ostruzioni, rappresentano un caso singolare. E negli anni in cui si sono manifestati al ministero dell’Agricoltura c’era proprio la Lega».
A sentire Zaia però le cose sterebbero in maniera molto diversa. Da ministro, l’attuale governatore, ha infatti patrocinato la legge, vistata anche dall’Europa, che introduceva la rateizzazione delle multe, eliminando in cambio ogni contenzioso e cercando di trovare un accordo che facilitasse i pagamenti. È inevitabile che comunque la vicenda abbia conseguenze politiche, visto il periodo elettorale e visto anche che il tema delle quote latte è sempre stato caro agli esponenti del Carroccio.
«Da anni l’Europa ci chiede di accelerare la riscossione delle multe sulle quote latte, ma i vari Ministri dei Governi Berlusconi e Bossi, escluso il Ministro Galan, hanno fatto di tutto per mettere i bastoni fra le ruote con escamotage normativi o rinviando la riscossione delle multe a carico degli irriducibili, spinti da una Lega Nord che si è sempre messa a difesa dei 200 splafonatori rispetto ai 28.500 allevatori onesti che hanno rispettato la legge», interviene il deputato del Pd Gianni Dal Moro. «La questione delle quote latte, dimostra ancora una volta come un problema reale che è quello della penalizzazione degli allevatori italiani in Europa, sia stato mal gestito, provocando più danni che benefici al settore», aggiunge la capolista del Pd al Senato Laura Puppato convinta che «il tentativo di aggirare il problema con truffe e imbrogli, invece che risolverlo nelle sedi opportune, ci ha fatto fare l’ennesima brutta figura in Europa pensando che lo stato fosse una mucca da mungere».
Corriere del Veneto – 17 gennaio 2013