PERUGIA — Hanno tentato di salvarla in ogni modo, alla clinica veterinaria dell’Università di Perugia, ma per «Scheggia nel vento», una bellissima purosangue di cinque anni, non c’è stato nulla da fare. Troppo grave, irreversibile la frattura a un arto posteriore che la cavalla si era procurata durante una caduta alla seconda prova della Giostra della Quintana, torneo cavalleresco e folcloristico di Foligno.
L’hanno abbattuta il 19 agosto, Scheggia, ma per nove lunghissimi giorni nessuno ha diffuso la notizia.
L’hanno fatto ieri le associazioni animaliste scatenando polemiche furiose e l’intervento dell’ex ministra, Michela Vittoria Brambilla (da anni paladina della dignità e della sicurezza degli animali), che ha annunciato un esposto alla magistratura. «Al dramma, purtroppo ricorrente nel nostro Paese, della morte di un animale sfruttato — denuncia la Brambilla — stavolta si è unita la “segretezza” nella quale è stata avvolta la tristissima vicenda. E questo è accaduto per il timore di nuove polemiche su una manifestazione che in passato ha già attirato l’attenzione della magistratura per la spietata durezza del trattamento da alcuni riservato ai cavalli durante la preparazione e nelle varie fasi della competizione».
Il direttore della clinica veterinaria, il professor Marco Pepe, ieri ha confermato di aver abbattuto la cavalla. «Si era infortunata due giorni prima è stata stabilizzata sul posto — racconta —, poi è stata caricata sull’ambulanza veterinaria e trasferita qui da noi in clinica. Abbiamo tentato un intervento chirurgico in anestesia generale per l’applicazione di una placca, ma il trauma aveva causato una mancata vascolarizzazione, che ha reso impossibile operarla. La cavalla è stata quindi soppressa sul tavolo operatorio».
Poi il blackout totale. Della morte dell’animale la clinica ha avvertito l’Ente Giostra ma la notizia non è stata diffusa. Sino a ieri quando Ihp (Italian horse protection) ha chiamato la clinica veterinaria e ha avuto la notizia.
«Era in un periodo di ferie e abbiamo deciso di avere maggiori informazioni per poi divulgarle al meglio — spiega il presidente della Giostra, Domenico Metelli —. Avremmo diffuso la notizia stasera (ieri sera, ndr) durante la presentazione della Giostra, che si corre il 15 settembre. Non abbiamo nulla da nascondere perché siamo i primi a tutelare i cavalli e l’ente ha un fondo per acquistare animali, tutti purosangue, che provengono dalle corse. Nessuno di loro finisce al macello, ma sono tutelati e coccolati. Su quattromila cavalli che hanno corso abbiamo avuto sette infortuni dei quali solo due mortali».
Spiegazioni che però non convincono gli animalisti. «Lo scopo della Giostra della Quintana è quella di infilare nella lancia un anello appeso a una statua — spiega Sonny Richichi, responsabile di Italian Horse Protection Association — il problema è che i fantini devono compiere il tragitto nel minor tempo possibile e dunque i cavalli, purosangue che hanno strutture articolari leggere, sono sottoposti a sollecitazioni eccessive. Gli infortuni sono frequenti e l’ultima morte risale al 2010».
Michela Vittoria Brambilla, intanto, annuncia nuove battaglie. E due proposte di legge che presto dovrebbero essere discusse dalle commissioni parlamentari. «La prima prevede l’abolizione di tutte quelle manifestazioni, pubbliche e private, che sfruttano gli animali, la seconda di equiparare i cavalli ad animali di affezione, come cani e gatti, e dunque salvarli dalla macellazione. Sono battaglie di civiltà che l’Italia non può ignorare».
Marco Gasperetti – Il Corriere della Sera – 29 agosto 2013