E’ uno dei luoghi comuni più diffusi della storia: furono i topi a trasmettere agli uomini e diffondere la “peste nera”, il morbo letale che a metà del quattordicesimo secolo contagiò e uccise 25 milioni di persone in tutta Europa, più di un terzo della popolazione totale del continente all’epoca. Ma adesso una ricerca congiunta delle università di Oslo e Ferrara smentisce quella versione dei fatti: la causa della “Black Death” (il cui nome deriva appunto dal Rattus Rattus o topo nero) non furono i roditori che vivono nella spazzatura delle nostre città, bensì’ l’uomo, attraverso un contagio diretto avvenuto tramite pulci e pidocchi.
I ricercatori norvegesi e italiani hanno usato i dati esistenti sulla mortalità in nove città europee, dice il professor Nils Stenseth dell’università di Oslo alla Bbc, e li hanno confrontati con modelli simulati della diffusione della malattia in ciascuna città, “in modo da ricostruire la dinamica dello sviluppo del morbo”.
Gli studiosi hanno elaborato tre modelli: la diffusione della peste nera da parte dei ratti; la trasmissione del morbo per via aerea; la trasmissione attraverso pulci e pidocchi che vivevano su esseri umani e sui loro vestiti. In sette casi su nove, è risultato che “il modello dei parassiti umani” rifletteva meglio la maniera in cui la peste si è moltiplicata e ha fatto vittime. “La conclusione è molto chiara – afferma il professor Stenseth. – Sono stati i pidocchi umani. E’ improbabile che la peste si sarebbe diffusa così rapidamente se fosse stata trasmessa dai ratti. L’ipotesi più verosimile è la trasmissione umana, da persona a persona”.
Lo studio, pubblicato sulla rivista britannica Proceedings of the National Academy of Science, ha principalmente valore storico: utilizzare la moderna comprensione del morbo per capire cosa avvenne durante una delle più devastanti pandemie di tutti i tempi. “Ma comprendere il più possibile che cosa succede durante un’epidemia può aiutarci a ridurre la mortalità in futuro”, osserva il professore norvegese. La peste è ancora endemica in alcuni paesi di Asia, Africa e del continente americano, dove persiste in “riserve” di roditori infetti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 2010 e il 2015 sono stati riportati 3248 casi di peste in tutto il mondo, che hanno fatto 584 morti.
repubblica – 17 gennaio 2018