Peste suina, dall’Ue stop ai salumi sardi. Esplode rabbia operatori
«Peste suina africana: a Bruxelles sembra che abbiano deliberato dei provvedimenti restrittivi nei confronti della Sardegna. Mi spiace, ma È l’uníco modo per porre rimedio a questa situazione».
Questo l’annuncio dato ieri alle agenzie di stampa dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio «E’ una enorme sciocchezza sottolineata in blu e anche in rosso — dice Giovanni Porro, titolare di Salumitaliani di Iglesias e di un salumificio a Donori, 6 milioni di euro di fatturato, 35 dipendenti — Il problema della peste suina esiste da decenni ma non si risolve mettendo l’isola in quarantena: rischia di dare il colpo di grazia all’agricoltura sarda». In Sardegna, come molti sanno, esistono due tipi di allevamenti: quelli che sono in regola da sempre e hanno avviato produzioni di eccellenza e piccole aziende assolutamente fuori controllo. «Il problema si risolve— dice Porro — premiando gli operatori virtuosi e castigando chi non à in regola. Non si tratta solo di una questione sanitaria, à anche un problema di ordine pubblico. Il comparto non deve essere punito per l’atteggiamento di furbi e mascalzoni» «E poi — dice Porro— per-chà a Bruxelles, nella commissione in cui si discute di peste suina non non c’à neanche un rappresentante dell’Italia, paese in cui à stato evidenziato il problema? No, la Sardegna non deve accettare in maniera supina questa decisione, deve far sentire le proprie ragioni a Roma e a Bruxelles, se à necessario alzando la voce». E tra gli operatori c’à chi pensa di bloccare nei porti sardi l’importazione di insaccati dalla Spagna e dalla Francia. «Le aziende virtuose da noi sono tantissime — dice Porro —. Sono realtà che hanno conquistato posizioni di prestigio a livello internazionale non solo perché formidabili sul piano genetico, ma perchè le aziende allevano bene i maiali e trasformano le carni con una competenza notevole. La nostra azienda ha trovato uno spazio di mercato in Lombardia, Piemonte e Veneto. E una commissione di esperti di Auchan considera quelle di suino sardo come carne “Premium”». «Se vogliamo dare fiducia ai mercati — dice Antonello Salis, del salumificio La Genuina di Ploaghe, presidente nazionale del comparto alimentare della Cna — dobbiamo fare in modo che tutti gli allevamenti sardi producano carni certificate e garantite per il mercato internazionale. Basta con la politica del doppio binario: massimi controlli per chi esporta e pochi controlli per chi produce per il mercato isolano. Nella nostra azienda abbiamo una sola linea di produzione. Gli allevatori e trasformatori sardi hanno raggiunto tali livelli di eccellenza da essere un modello a livello comunitario. E allora estendiamo questo livello di sicurezza e di qualità dei prodotti a tutti, ma proprio tutti, i capi suini della Sardegna Troppo caro? I costi sociali che paghiamo in assenza di queste verifiche sarebbero superiori».