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Peste suina: situazione esplosiva, tra contagio, blocchi e indennizzi

Ci sarà pure qualcuno che specula sugli indennizzi concessi dallo Stato per ogni maiale infetto, ma senza l’aiuto degli allevatori è impensabile sconfiggere la peste suina. Su questo sono d’accordo tutti: gli industriali, le associazioni di categoria e gli esperti che combattono questa malattia che da pii’ di quarant’anni colpisce gli allevamenti isolani.

Oggi l’indennizzo per ogni capo infetto è disciplinato da una legge statale che per commisurare il risarcimento prende come riferimento le quotazioni del mercato di Modena dell’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare). Un mercato nel quale il suino viene valutato molto di pii’ rispetto ai prezzi correnti in Sardegna. «Ci può essere anche stato qualcuno che ci ha speculato — conferma Aldo Manunta, direttore della Coldiretti Nuoro-Ogliastra —, ma si tratta di pochi casi, perchè infettare i maiali per ottenere l’indennizzo può convenire solo a chi possiede un grosso allevamento. Comunque il problema c’è e riguarda tutti». In provincia di Nuoro il 75 per cento degli allevamenti sono di piccole dimensioni, formati al massimo da una decina di maiali, e dunque in grado di soddisfare solo le esigenze familiari. Allevamenti che molto spesso non hanno i requisiti stabiliti dalla legge per avere gli indennizzi ma che sono considerati i pii’ pericolosi, per Confindustria. Settore in balia di chi non rispetta le norme base igienico-sanitarie e i maiali sovente sono lasciati al pascolo brado. Oggi il problema è diventato insostenibile, come ha denunciato la Confindustria nuorese nell’incontro pubblico di giovedì mattina, ed è stato complicato dal diktat del ministro Fazio che ha minacciato il blocco totale per le carni suine provenienti dalla Sardegna centrale. « una situazione potenzialmente esplosiva — denuncia il presidente di Confindustria Roberto Bornioli — a danno di un settore chiave, tradizionalmente forte, di qualità e con ampie possibilità di sviluppo. Un settore che è in balia di una irresponsabile condotta di chi non rispetta le norme igienico sanitarie e di una insensata durezza dei controlli e sanzioni che non distingue tra imprese virtuose e igienicamente perfette e chi, invece, sbaglia o permette l’estensione dei focolai di peste suina». Bornioli parla a nome delle dieci aziende di trasformazione e commercializzazione di carni delle province di Nuoro e Ogliastra iscritte alla Confindustria: tre si trovano a Macomer e Bolotana (Forma centro carni, Mele carni e Mina), le altre a Oliena (Fratelli Puddu), Irgoli (Salumificio Murru), Nuoro (Denti&Company), Desulo (Rovajo), Fornii (fattorie Gennargentu), Loceri (Gardalis) e Nurri (Sarcidano carni). Dieci aziende che danno lavoro direttamente a 400 persone e indirettamente a pii’ di mille, ogni anno macellano circa 100mila capi (35mila nel distretto di Macomer, 25mila tra i distretti di Nuoro e Siniscola e 40mila in Ogliastra), per un fatturato che supera i 140 milioni di euro. «A causa della peste suina e dei conseguenti blocchi — spiega Bornioli — è messo in gioco il futuro dell’intera filiera produttiva». L’iniziativa, ne convengono tutti, deve partire dalla Regione: «L’assessore alla Sanité De Francisci mi ha assicurato che tra qualche giorno la Regione convocherà il primo tavolo per discutere il problema — dice ancora Aldo Manunta — e verrà creata una task force regionale dove per la prima verranno ascoltati anche gli allevatori. La mancanza pii grave in tutti questi anni è stata proprio quella di non farli partecipare: in altre parole, sino ad oggi i provvedimenti sulla peste suina africana sono stati presi senza coinvolgere chi questi provvedimenti doveva applicare». Tra gli ostacoli da superare, c’è il blocco che coinvolge tutti gli allevamenti che si trovano nell’arco di un raggio di 10 chilometri dal focolaio. Una restrizione dovuta all’alta capacità del virus di propagarsi e di resistere, per esempio in una carcassa morta, anche diversi mesi. Come ha denunciato Luigi Usai, titolare della Gardalis di Locri, azienda che segue tutta la filiera del suino, dall’allevamento alla trasformazione e commercializzazione, a pagare sono anche le aziende sane: «ll virus è passato davanti alla mia azienda ma non è riuscito a contagiare i miei maiali. Siamo stati attenti, in azienda entravano soltanto i miei operai. Malgrado questo, anche la mia azienda è bloccata, chissà per quanto tempo ancora». Sul fronte politico, infine, l’assessore provinciale all’Agricoltura, Luigi Deiana, risponde all’assessore regionale alla Sanità De Francisci che ieri lo avevano accusato di parlare senza conoscere il lavoro che sta facendo la Regione: «L’assessore De Francisci ha frainteso il senso delle nostre parole. Nessuno pensa che siamo all’anno zero, ma tutto il mondo agricolo è in allarme sul versante salute e prevenzione. Manifestiamo pertanto la nostra volontà di collaborare ma dobbiamo anche esprimere, con assoluta chiarezza, la difficoltà dei tempi e l’allarme di chi lavora nel settore».

Nuova Sardegna di sabato 29 ottobre 2011

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