È cresciuta a doppia cifra per 15 anni e ora è pronta a fare il grande salto: le acquisizioni. Monge è un’azienda di famiglia ma nel suo settore, il pet food, il cibo per animali domestici, cresce più delle multinazionali. Ha sponsorizzato le trasmissioni sulle Olimpiadi, gli Europei di calcio e il suo slogan «Monge la famiglia del pet food» è noto anche a chi non possiede cani o gatti.
«La chiave del nostro successo — spiega l’amministratore delegato Domenico Monge — sta nella caparbietà di fare sempre lo stesso mestiere per 50 anni. Siamo stati i primi in Italia a produrre il cibo in scatola per cani e gatti, prima non esisteva». È così che l’azienda di Monasterolo di Savigliano in provincia di Cuneo è diventata il terzo gruppo del pet food dietro Nestlé-Purina e Mars-Royal Canin. Quest’anno stima di fatturare 155 milioni, ma erano solo 16 nel 2000.
Valore
«È un momento felice per l’azienda — prosegue Monge —. In questi anni siamo cresciuti molto di più del mercato». Non è un caso quindi se le offerte di cessione di marchi o di rami d’azienda da parte di competitor meno dinamici piovono a Monasterolo di Savigliano.
«Ci hanno proposto alcune acquisizioni che non sono andate a buon fine — ricorda Monge —. Oggi l’azienda ha la forza per valutare operazioni di dimensioni anche più grandi. Abbiamo la solidità per auto finanziarci». La Borsa è un’opzione non prevista a breve, ma è un’ipotesi che potrà essere valutata a fronte di nuovi scenari o di acquisizioni. «Siamo interessati a creare valore in Italia — aggiunge l’amministratore delegato — e se questo determinerà l’acquisto di marchi concorrenti o di altri siti produttivi sarà oggetto di valutazione. Ma senza diversificare. Ovviamente valuteremo nuovi segmenti di mercato, ma sempre coerenti con la mission dell’azienda».
Quella che invece è esclusa è una cessione. «Monge rimarrà certamente italiana perché è uno dei valori sui quali abbiamo costruito il nostro successo in questi anni e avrà come punto di riferimento la famiglia». In azienda ci sono tre generazioni.
Baldassarre Monge, il fondatore 82enne, è presidente. È lui che nel 1963 da avicoltore ebbe l’intuizione di prendere tutto ciò che i macelli scartavano per farne cibo in scatola per gli animali domestici. Monge aveva capito prima di tutti che le famiglie dell’Italia moderna avrebbero avuto sempre più cura dei propri amici a quattro zampe, e il mercato del pet food si sarebbe rivelato ricco. In Italia ci sono circa 7,5 milioni di gatti e 7,4 milioni di cani e il settore degli alimenti è in crescita da diversi anni grazie all’aumento dei consumi di prodotti in scatola.
Il capofamiglia ha già trasferito la proprietà e le deleghe operative alla moglie Emma Boretto e ai tre figli: Domenico, Alessandra e Franca. E in azienda sono già entrati tre membri ventenni della terza generazione, uno a fianco del direttore generale Luciano Fassa e due con il direttore di produzione, Marco Berruti.
La strategia
I pilastri della strategia piemontese sono gli investimenti continui in tecnologia, ricerca e marketing. «A differenza dei competitori stranieri che hanno la produzione divisa in più siti noi abbiamo il ciclo industriale automatizzato e completo nello stesso luogo», ricorda Monge. Gli stabilimenti occupano un’area di 48 mila metri quadri e sfornano ogni giorno un milione e 200 mila lattine di cibo e 127 mila tonnellate di alimenti secchi all’anno. A Monasterolo di Savigliano si producono anche i contenitori, una scelta ecologica che si accompagna a quella crueltyfree (di non crudeltà sugli animali) nei test alimentari.
La strategia che ha consentito al gruppo di scalare la classifica nazionale rosicchiando quote di mercato agli altri player (oggi Monge si avvicina al 10%) è stata impostata a partire dagli anni 2000 sull’innalzamento qualitativo dei prodotti e sulle campagne pubblicitarie. Anche se il target del marketing nel pet food è particolare, come nel baby food, dove i consumatori finali non sono coloro che scelgono e acquistano i prodotti, l’azienda piemontese è il primo investitore pubblicitario.
Monge esporta da oltre 20 anni e quest’anno ha raggiunto l’80mo Paese, «con una quota sul fatturato in forte crescita». Sul mercato nazionale invece opera con marchi e prodotti esclusivi per ogni canale, per il 70% nella grande distribuzione e per il resto in negozi specializzati. «Tutti i prodotti hanno materie prime prevalentemente italiane — dice l’imprenditore —. Tutti i bocconi sono cotti al forno, procedimento inventato da mio padre e ancora oggi esclusivo».
Corriere Economia – 12 settembre 2016