A Prà Alpesina è andata in scena la protesta organizzata dalla Lega nord contro la presenza del plantigrado nella zona. Sono soprattutto gli allevatori a lamentarsi: hanno paura, temono che non saranno risarciti dei danni e chiedono la sospensione del progetto Life Ursus
Il «popolo del Baldo», circa duecento persone tra pastori, allevatori, operatori turistici ma anche tanti cittadini, sia veronesi che trentini, si è radunato ieri a Prà Alpesina, in località Dossioli di Avio, per firmare la petizione popolare «contro la presenza dell’orso», promossa dalla Lega nord del Trentino. I promotori dell’iniziativa parlano molto chiaro: «Considerato l’impatto negativo provocato dall’introduzione dell’orso nel territorio del monte Baldo, con particolare riferimento agli effetti sulle attività tradizionali della montagna e sulla sicurezza dei residenti», chiedono alla giunta della Provincia autonoma di Trento «di sospendere il Progetto Life Ursus, introdotto nel 1999 con l’Istituto nazionale della fauna selvatica, rilasciando alcuni individui provenienti dalla Slovenia». Attacca Maurizio Fugatti, segretario della Lega trentina, che ha concertato l’iniziativa con il consigliere provinciale Claudio Civettini: «Chiediamo che il progetto sia ridimensionato, bisogna che gli orsi, che sarebbero almeno tre, siano allontanati dal Baldo. Non possiamo aspettare un fatto grave, come l’attacco all’uomo, perché questo avvenga. A Malcesine sono stati predati ovini, bovini, e un asino. Non deve accadere che chi opera sul Baldo lo abbandoni, perché l’equilibro ecologico ed economico della montagna sarebbe sconvolto». Le sue parole sono speculari a quelle del consigliere all’edilizia e montagna di Malcesine, Arnaldo Lombardi, unico amministratore veronese presente, insieme a Tiziano Turcato, assessore all’agricoltura a Ferrara di Monte baldo, presidente del Comitato permanente dei comprensori alpini di caccia del Baldo. «Dobbiamo sostenere questa posizione per avere la certezza che il nostro territorio resti sicuro», spiega Lombardi. «Le predazioni, finora, sono state nella nostra provincia. Chiediamo la tutela e la sicurezza della popolazione. Dei cittadini e dei tantissimi turisti che frequentano il Baldo sia d’inverno sia d’estate, visitandolo per conoscerne semplicemente la flora, ma si sentono ora in pericolo. E’ ovvio che la tutela va vista pure nei confronti di chi sul Baldo lavora, persone che cominciano a temere per la propria incolumità». Quindi è intervenuta Lucia Perotti, 35 anni, di Malcesine, che, col marito Angelo Basso alleva una ventina tra capre e pecore, in zona Beada, sulla via Panoramica. «Il 22 settembre mio marito ha notato che il recinto delle pecore era a terra e mi ha chiamata. Abbiamo trovato un’agnellina fatta a pezzi, una pecora ferita e un’altra completamente divorata. Due giorni dopo ha fatto la stessa fine la femmina dei nostri tre asini, che è stata trascinata dall’orso in mezzo al bosco in zona Prai di Malcesine. Siamo certi che l’abbia uccisa lui… mio marito l’ha visto mentre la mangiava. Siamo in alpeggio da giugno a fine settembre, chiediamo alle istituzioni più controlli, in maniera da poter fare il nostro lavoro con tranquillità. Altrimenti, seppur con amarezza, lasceremo il Baldo». Aggiunge Paolo Lombardi, 51 anni, allevatore di pecore: «Siamo in alpeggio a Malcesine dal 20 maggio a fine ottobre, a malga Tratto Spino di Sopra. In settembre ho perso ben quattro pecore e altre mancano. La polizia provinciale ha immortalato l’orso con la foto-trappola per cui è lui stato lui a predarle. Vediamo se riusciremo ad avere qualche risarcimento. Intanto chiediamo alle istituzioni di starci vicini e anche di pagarci danni subiti». Chiude una mamma, Elena Chincarini, il cui marito è allevatore e parente di Giuseppina Danti che ha recentemente denunciato la perdita di una manza gravida e di un manzo: «Qui si comincia a vivere nella paura. Ho quattro figli di 3, 7, 12 e 15 anni. Erano sempre in giro, mentre ora sono restii ad uscire e io sono in ansia. Chiediamo che gli orsi siano controllati ed eventualmente portati via».
L’Arena – 21 ottobre 2012