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Pfas. Allevatori a rischio: livelli doppi rispetto alla media. I primi risultati sui maggiormente esposti sono allarmanti. Solo ad aprile gli esiti definitivi del campione di 120 operatori

Anche i primi, parziali, risultati del monitoraggio in corso fra gli allevatori dell’area esposta all’inquinamento aggiungono motivi di meditazione per quanto riguarda l’inquinamento da Pfas. Lo studio, che riguarda 120 operatori del settore primario, sarà concluso solo ad aprile. Per questo, fornendo le prime cifre, la direttrice del dipartimento Ambiente e salute dell’istituto superiore di Sanità Eugenia Dogliotti ha spiegato che ogni conclusione va tratta sono a giochi conclusi.

Fatto sta, però, che la mediana del valore di Pfoa registrato in circa la metà degli allevatori posti sotto controllo è praticamente il doppio di quella del resto della popolazione esposta all’inquinamento: 159 nanogrammi per grammo di sangue a fronte di 74. Cominciano intanto a fioccare le prese di posizione. I consiglieri regionali Manuel Brusco e Jacopo Berti e il consigliere comunale di Montecchio Maggiore, Vicenza, Sonia Perenzoni, (Cinque stelle) chiedono che venga chiusa la linea di produzione dei Pfas della Miteni e si imponga alla ditta di pagare la bonifica e la messa in sicurezza del territorio, mentre Cristina Guarda, Moretti presidente, invoca interventi a tutela della salute e degli agricoltori. «È ora che la gente si renda conto dei pericoli che stiamo correndo», commenta il portavoce del Comitato acqua libera dai Pfas Piergiorgio Boscagin. Stasera Greenpeace ha organizzato a Montecchio Maggiore un’assemblea.

L’Arena – 24 febbraio 2017 

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