La Regione spieghi finalmente con esattezza ai cittadini veneti quali conseguenze avranno sulla loro salute i livelli di contaminazione da sostanze perfluoalchiliche riscontrati in larga parte del territorio regionale e con quali modalità l’inquinamento si è verificato nel tempo. A chiedere informazioni precise sulle cause dell’emergenza e sulle sue ricadute sulla popolazione i consiglieri regionali del Pd e della Lista Moretti, con un’articolata interrogazione, “Pfas, dieci domande senza risposta, fino a quando?”, primo firmatario Andrea Zanoni. “I cittadini hanno diritto di sapere in quale misura e da quanto tempo sono esposti alla contaminazione” spiegano i consiglieri che interrogano la Regione: “Cosa è avvenuto in passato e quali sono le tipologie e i quantitativi dei vari composti prodotti ed utilizzati? Quali sono le sorgenti di produzione e le vie di esposizione della popolazione umana e zootecnica? Come sono stati smaltiti rifiuti e fanghi di depurazione della lavorazione con Pfas degli stabilimenti industriali che li hanno utilizzati?”
Zanoni, che firma l’interrogazione assieme ai colleghi del Pd, Alessandra Moretti, Stefano Fracasso, Pietro Ruzzante, Francesca Zottis, Bruno Pigozzo, Orietta Salemi, e Cristina Guarda, della Lista Moretti, insiste nella necessita di un mutamento nella gestione della vicenda Pfas. “Manca ed è sempre mancata la necessaria trasparenza su come la Giunta regionale ha affrontato le diverse problematiche poste dall’emergenza. Troppe interrogazioni restano ad oggi senza risposta, molti aspetti rimangono oscuri – osserva – quando invece la delicatezza e l’importanza del caso richiederebbero chiarezza e limpidezza, nonché un’ampia e diffusa informazione alla cittadinanza”.
“Per questo – continua – abbiamo presentato alla Giunta dieci domande ben precise: vogliamo sapere i risultati dei monitoraggi del sangue suddivisi per fasce d’età per capire meglio come è avvenuto l’avvelenamento dei cittadini nel tempo; vogliamo sapere che cosa accade adesso alle persone che si ritrovano percentuali abnormi di Pfas nel sangue, vogliamo risposte sulla contaminazione dell’ambiente. La Regione deve procedere a verificare chi usa quei prodotti e come questi e i loro scarti vengono veicolati nel nostro ambiente: rifiuti, fanghi, emissioni nell’aria compresi”.
L’interrogazione sottolinea come il biomonitoraggio ematico riveli valori critici per alcune sostanze perfluoroalchiliche come i Pfos anche nel sangue di persone residenti al di fuori della zona attualmente ritenuta interessata dalla contaminazione. E come gli stessi valori nel sangue dei residenti nelle zone esposte non sembrino essere in diretta correlazione con i relativi livelli di contaminazione delle acque. Dati che, non solo confermerebbero un quadro di contaminazione territorialmente estesa e allargata a più composti Pfas, ma che suggeriscono il possibile ruolo di altri mezzi, oltre all’acqua, di diffusione degli inquinanti.
Zanoni fa notare come “il vettore dell’inquinamento, purtroppo, può essere anche l’aria, come dimostrato dall’Istituto Rivm nel caso di Drodecht in Olanda. Studi che aprono nuovi inquietanti interrogativi, visto che l’area a rischio potrebbe essere più ampia di quella fino ad oggi stimata”.
“A distanza di tre anni, da quando ha avuto ufficialmente comunicazione dell’emergenza in corso – si legge ancora nell’interrogazione – la Regione ha affrontato uno studio di biomonitoraggio umano sui Pfas senza avere a disposizione i dati sulla tipologia e i quantitativi dei vari composti prodotti ed utilizzati in zona. Allo stato dei fatti quindi ancora non sono chiari la contaminazione dei luoghi rispetto alle sorgenti di produzione ed utilizzo dei Pfas e le vie di esposizione della popolazione umana e zootecnica”
Di fronte a uno scenario di tale complessità la Regione, nonostante già a settembre 2013 l’Arpav avesse ben definito l’inquinamento da Pfas in Veneto, si sta muovendo solo ora. “Perché queste gravi omissioni e ritardi?” interrogano ancora i consiglieri.
L’atto ispettivo chiede anche quali misure intenda adottare “la Regione Veneto per far sì che gli aspetti gestionali e valutativi dell’emergenza siano tra loro separati, evitando conflitti di interesse”. Data la delicatezza della questione è evidente, infatti, l’opportunità che le valutazioni dei dati raccolti vengano effettuate da organismi di cui sia assicurata l’indipendenza.
“In gioco – si rimarca ancora – ci sono la salute e il sistema di garanzie ai cittadini, oltre che risorse pubbliche e private e una generale credibilità di tutto il sistema di controllo pubblico, ed è necessario mantenere un livello alto di confronto e pensare a un radicale cambio nella gestione di composti di questo tipo a livello veneto” argomentano i consiglieri.
“Trasformiamo uno scenario di crisi, come quello dell’inquinamento da Pfas, in una occasione di svolta – conclude Zanoni -. Operatori del mondo agricolo, della zootecnia, dell’industria, come serie qualificata di attori sociali quali ad esempio Medici per l’ambiente-Isde e Legambiente, hanno presentato alla Regione proposte di collaborazione perché questa emergenza tanto complessa quanto grave si ponga come un’occasione per un deciso cambio di strategia nella gestione del territorio. Queste istanze vanno tenute nella giusta considerazione”.
Vai all’interrogazione sul sito del Consiglio regionale
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a cura Sivemp Veneto
23 maggio 2015