Centomila euro di soldi pubblici spesi per un unico allaccio all’acquedotto. Saltano fuori anche queste cifre record da quando è scoppiata l’emergenza Pfas a Sarego. Sotto l’allarme dell’urgenza la Regione aveva stanziato al Comune il contributo per collegare nel più breve tempo possibile alla rete idrica quelle famiglie che potevano approvvigionarsi di acqua potabile soltanto dal proprio pozzo, e dove le analisi avevano riscontrato valori di concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche così alti che non c’era tempo da perdere.
Si tratta delle estensioni delle rete idrica che riguarda alcune abitazioni di via Palazzetto e di via Ca’ d’Oro a Monticello e in qualche altro caso in via Paradiso a Meledo. Ma di questi primi e così urgenti allacci, che in tutto erano stati individuati in una dozzina, a distanza di oltre un anno e mezzo ne è stato effettuato soltanto uno. Eppure, i lavori per portare le condotte fino alla soglia di casa sono stati eseguiti in tempi strettissimi, con la necessità di far presto che ha contribuito a far lievitare i costi. «È un dato preoccupante – fanno sapere dal Centro Veneto Servizi, il gestore del servizio idrico che ha eseguito i lavori di estensione della rete – perché significa che i residenti interessati stanno continuando a utilizzare l’acqua dei pozzi, pur essendo questa altamente contaminata. In quelle zone si riscontrano, infatti, le più alte concentrazioni di Pfas e proprio per questo gli interventi sono stati fatti d’urgenza. I cittadini invece potrebbero ora avere accesso all’acqua dell’acquedotto che grazie al sistema di filtraggio ai carboni attivi consente di raggiungere l’abbattimento delle sostanze Pfas».
E i mancati allacci sono anche in barba all’ordinanza del sindaco di Sarego, Roberto Castiglion, emessa appena dopo è scoppiata l’emergenza per vietare l’uso potabile dell’acqua proveniente dai pozzi contaminati. «È stato fatto un incontro con gli interessati per capire per quali motivi non si sono ancora allacciati – spiega il sindaco Castiglion – e le motivazioni che sono state addotte sono tra le più varie: da chi non riesce a sostenere le spese per portare la condotta dal confine di proprietà al tubo del rubinetto perché ha diverse decine di metri da scavare a suo carico, a chi nonostante tutto ha manifestato di non aver ancora compreso i rischi che può correre a bere e a far da mangiare usando l’acqua del pozzo alle sue concentrazioni, e a chi per comodità ha semplicemente continuato a far andare avanti le cose così com’erano perché non vuole cominciare a pagare il canone dell’acqua. Non abbiamo potuto che ribadire l’importanza di allacciarsi e più avanti faremo un’ulteriore verifica. D’altronde, il Comune non può far finta di niente. La Regione è stata chiara: se l’acquedotto fino a casa occorre allacciarsi». Intanto, prosegue il potenziamento della rete idrica. Per 300 mila euro dopo l’estate inizieranno i lavori di posa delle condotte in via Monte Grappa e via dell’Agricoltura.
Matteo Guarda – Il Giornale di Vicenza – 2 agosto 2016