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    Home»Notizie ed Approfondimenti»Piano di tutela dell’acqua, si cambia. «Fonti inquinanti lontane dalla falda». Modifica della Regione. Il centrosinistra: «Chiaro riferimento a Pfas e alla Miteni»
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    Piano di tutela dell’acqua, si cambia. «Fonti inquinanti lontane dalla falda». Modifica della Regione. Il centrosinistra: «Chiaro riferimento a Pfas e alla Miteni»

    pecore-elettricheInserito da pecore-elettriche18 Febbraio 2017Nessun commento3 Minuti di lettura
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    Eliminare o, comunque spostare dalle zone di ricarica della falda, le «fonti» di inquinamento dell’acqua potabile: la Regione approva la nuova norma tecnica. La modifica al Piano Tutela Acque è stata confermata dalla Commissione ambiente regionale e per la consigliera veneta Cristina Guarda potrebbe riguardare strettamente il Vicentino: «Il riferimento è abbastanza esplicito, per Pfas e Miteni» dichiara l’esponente della Lista Moretti. Mentre l’assessore veneto all’Ambiente, Giampaolo Bottacin, ribadisce che si tratta di un provvedimento generale: «Non riguarda casi specifici, inoltre la Regione non ha poteri di spostare o far chiudere attività».

    Il testo – che ora tornerà, per la promulgazione definitiva, alla Giunta regionale che l’aveva proposto – inserisce nelle norme tecniche del Piano tutela acque la possibilità della «rimozione o dislocazione» in aree a minor rischio delle «fonti di pressione che generano un impatto sulla falda tale da creare pericolo alla salute dei cittadini». Il nuovo comma, proposto dalla maggioranza di centrodestra, è stato approvato in commissione regionale anche da Andrea Zanoni (Pd) e Guarda. «Finalmente qualcosa si muove nel contrasto ai Pfas, anche se con cinque anni di ritardo» dichiarano i due consiglieri di minoranza, sostenendo comunque che l’ente regionale non ha «le idee ben chiare su come ridurre o eliminare contaminazioni del territorio. Questa norma, comunque, potrebbe aiutare le autorità locali, soprattutto i Comuni, a intervenire con un minimo di basi giuridiche a supporto e a relazionarsi con le tante industrie chimiche presenti nella pedemontana: cioè nel posto sbagliato, visto che è area di ricarica». Esprime apprezzamento per il voto unanime Bottacin, «il piano rappresenta uno degli strumenti più qualificanti per la tutela e gestione delle risorse idriche». L’assessore ribadisce comunque che non c’è alcun riferimento a siti specifici, a partire dall’industria chimica Miteni di Trissino: «Saranno gli enti preposti, non la Regione, a verificare se in base al piano di tutela delle acque ci sono o no le condizioni per chiedere spostamenti o sospensioni di attività di impianti».

    Intanto, dopo la firma nei giorni scorsi in Regione dell’intesa integrativa per la tutela delle risorse idriche nel bacino Fratta-Gorzone (che porterà 23 milioni di euro di investimenti ministeriali nell’area) ora per il presidente del Consiglio di bacino Valle del Chiampo Giorgio Gentilin è tempo di procedere con la Regione anche per i fondi ministeriali per i Pfas. Ovvero circa 80 milioni di euro: «L’intesa – sottolinea Gentilin – è propedeutica alla sottoscrizione di un accordo per individuare interventi di abbattimento delle sostanze perfluoroalchiliche e per la sostituzione delle fonti di approvvigionamento». Sul tema interviene anche Cristina Guarda, attaccando la Regione: «Esca dalla paralisi e presenti il programma degli interventi entro un mese, non c’è tempo da perdere».

    Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 18 febbraio 2017

    17 febbraio 2017 

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