Spending review su costi di funzionamento, programmi e missioni
All’appuntamento con il pareggio di bilancio, fissato nel 2013 con tanto di “golden rule” inserita in Costituzione, le amministrazioni centrali dello Stato potrebbero arrivare con un perimetro notevolmente ridimensionato. Ai tagli alle spese dei ministeri già varati con il decreto di Ferragosto (6 miliardi nel 2012 e 2,5 nel 2013) e ora confermati senza più la parziale compensazione della Robin Tax, si aggiunge infatti un ciclo di «spending review» che verrà effettuato l’anno venturo. Una revisione in tempi stretti e che riguarderà tutte le voci di spesa delle amministrazioni, quelle di funzionamento, quelle per gli interventi e quelle suddivise in missioni e programmi. E il passaggio analitico, coordinato dal ministero dell’Economia e dalla Ragioneria generale dello Stato per definire i costi standard su cui definire i budget futuri, sarà accompagnato da un’ulteriore riduzione dell’1% annuo (nel 2012 e 2013) sulle spese di funzionamento, dell’1,5% sulle spese per gli interventi e le politiche pubbliche e dello 0,5% sugli oneri di parte corrente. La novità, senza precedenti, contenuta nell’emendamento presentato dal senatore del Pd Enrico Morando e fatta propria dal governo, è che non si agirà più sui tendenziali (vale a dire le uscite a legislazione vigente) ma rispetto al consuntivo 2010. Insomma da una base certa grazie alla quale, secondo Morando, si potrebbero garantire nuove risparmi aggiuntivi per almeno 5 miliardi annui nel prossimo biennio. Completato il ciclo della spending review e fissato il nuovo punto di partenza con il criterio dello zero-based budgeting (in sostanza, l’addio alla spesa storica) la spesa primaria dello Stato potrà tornare a crescere nel triennio 2014-2016, ma solo con una variazione percentuale pari al 50% dell’aumento del Pil.
La sfida contenuta in questa misura parte da lontano, dalle analisi sulle spese di alcuni ministeri realizzata da una commissione tecnica istituita dallo scomparso ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, la scorsa legislatura. E potrà fare affidamento su varie fonti analitiche, a partire dai documenti conclusivi del tavolo tecnico sulla spesa pubblica nominato dal ministro Giulio Tremonti e presieduto da Piero Giarda. Alla revisione integrale della spesa pubblica si arriverà con una sorta di piano industriale (il testo parla di «programma di riorganizzazione») che il ministero dell’Economia e gli altri ministeri dovranno presentare in Parlamento entro il 30 novembre. La razionalizzazione non riguarderà solo i dicasteri: si punta all’integrazione operativa delle Agenzie fiscali (forse la fusione oppure un forte coordinamento tra Entrate, Demanio, Territorio e Dogane) per arrivare alla possibile unificazione delle strutture periferiche dello Stato in un singolo ufficio provinciale. E, ancora, un maggior coordinamento delle attività delle forze dell’ordine, la razionalizzazione della rete diplomatica e consolare e dell’organizzazione giudiziaria civile, penale e amministrativa. La norma riesuma poi il vecchio progetto di accorpamento degli enti previdenziali, condotto in porto a metà con la fusione di Ipost in Inps e di Ipsema e Ispesl in Inail un anno fa. Volendo la razionalizzazione potrebbe completarsi con la fusione di Inpdap ed Enpals in Inps, per riconfigurare il sistema previdenziale su due poli con a capo l’Inps, appunto, per le pensioni, e l’Inail per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro. Il Governo tradurrà in concretezza il programma di riorganizzazione con una serie di disegni di legge «collegati» alla manovra finanziaria per il triennio 2013-2015. Saranno i primi atti concreti di ridimensionamento del perimetro statale e della spesa pubblica aggregata realizzati dopo l’azzeramento dell’indebitamento netto.
Ilsole24ore.com – 8 settembre 2011