A quattro mesi dall’impugnazione da parte del governo del piano sociosanitario, il Veneto passa al contrattacco. Ieri la V commissione ha votato la «leggina» presentata dal suo presidente, Leonardo Padrin (Pdl), che abroga i due passaggi portati dall’esecutivo Monti davanti alla Corte costituzionale: ovvero la nomina del direttore generale di Sanità e Sociale affidata al consiglio regionale e il parere obbligatorio e vincolante della stessa commissione sulle schede ospedaliere. Con un clamoroso dietrofront sono stati spazzati via entrambi, tornando all’antico: il dg viene scelto dalla giunta su proposta del governatore e il parere sulle schede della commissione Sanità sarà obbligatorio ma non vincolante.
Esattamente gli stessi contenuti degli emendamenti al piano sociosanitario portati in consiglio lo scorso giugno dall’assessore alla Sanità, Luca Coletto, ma allora bocciati dal resto della maggioranza. Che però ieri si è ricompattata (l’opposizione ha votato contro), dopo aver perso tempo prezioso per la riforma di settore.
E altro si rischia di buttarne, visto che Lega e Pdl si sono accordati pure per abolire qualsiasi limite di tempo entro il quale presentare le schede. Via il termine ultimo di 180 giorni previsti dall’approvazione del piano, divisi tra giunta e commissione, che dunque possono lavorarci su (o meno) all’infinito. Alla faccia del contatore attivato dallo stesso Padrin sul suo sito per calcolare il denaro perso ogni secondo trascorso senza applicare piano e schede. «Così si rischia di rendere evanescente il piano — avverte Claudio Sinigaglia (Pd). — Di sicuro le schede non vedranno la luce prima della tornata elettorale, la maggioranza non vuole assumersi la responsabilità di scelte importanti ma anche impopolari. Dov’è finita tutta la fretta di Padrin?». «Io ero contrario a togliere i limiti di tempo — rivela Coletto — ma la mediazione politica è arrivata a questa scelta, che comunque non ci solleva dalla responsabilità di riorganizzare la sanità veneta. Il primo passo è di soddisfare le richieste del governo, in modo da farne cadere l’impugnativa: la leggina approvata in commissione sarà sottoposta martedì al vaglio del consiglio, il cui nullaosta ne consentirà l’invio alla Consulta. Certo, se lo scorso giugno si fossero letti con maggiore attenzione i moniti del ministero della Salute e dei legali della Regione in merito ai due passaggi contestati, non si sarebbero persi tutti questi mesi. Il contatore di Padrin doveva essere rivolto al consiglio, non a me: io ce l’ho messa tutta per mettere l’aula sulla strada giusta, con emendamenti tecnici, non politici».
Martedì Diego Bottacin (Verso Nord) presenterà altri emendamenti, per riportare da 3 a 5 anni la durata dell’incarico dei direttori generali delle Usl e per chiedere che nella prossima tornata del 31 dicembre siano nominati solo i sette delle aziende capoluogo, in modo da iniziare il percorso verso la riduzione delle stesse.
Corriere del Veneto – 23 novembre 2012