Per neutralizzare i ricorsi costituzionali del Governo, il Consiglio modifica il Piano Su schede e direttore generale deciderà l’esecutivo. Coletto sblocca 15 primariati
VENEZIA Retromarcia sul nuovo piano sociosanitario del Veneto. Il Consiglio regionale, a soli cinque mesi dal varo della legge di programmazione e ancor prima di tradurla nei fatti, ne ha modificato la governance e i tempi di attuazione. Obiettivo? Neutralizzare sul nascere il conflitto istituzionale sollevato dal Governo su due articoli della legge veneta – la nomina del direttore generale della sanità e l’ultima parola sulle schede di programmazione ospedaliera – già contestati dall’assessore leghista Luca Coletto in polemica con gli alleati pidiellini. Il testo iniziale riconosceva come «obbligatorio e vincolante» il parere dell’assemblea, limitando (anzi, ledendo, secondo il Governo) le prerogative della giunta guidata da Luca Zaia. In serata, il ripensamento. Su proposta di Leonardo Padrin (presidente della commissione sanità e relatore del Piano) il parere del Consiglio sulle schede sarà vincolante ma non più obbligatorio e la nomina del top manager spetterà esclusivamente alla giunta, su proposta del governatore. Non è tutto: ogni termine temporale di presentazione delle fatidiche schede (redatte da tempo, giacciono nel cassetto di Zaia) è stato abolito e, accogliendo un emendamento Udc è stata modificata anche la durata del mandato dei direttori generali delle Ulss (inizialmente 3 anni) che d’ora in poi conciderà con la durata della legislatura regionale. Tant’è. Il dietrofront è stato approvato con i voti della maggioranza Lega-Pdl, contrari i gruppi di opposizione, Unione Nordest si è astenuta. In aula, comunque, la polemica è stata vivace. Severo il Pd. Con Claudio Sinigaglia che attribuisce il ritardo delle schede a un calcolo elettorale: «Il Piano prevede la soppressione di duemila posti letto, il centrodestra teme l’impopolarità e non ha il coraggio di scegliere mentre le risse tra Zaia e Tosi e tra le correnti del Pdl continuano, a scapito dei cittadini»; «Modifiche sciagurate», rincara Graziano Azzalin «così si continuerà a gestire sottobanco, in maniera occulta, l’applicazione del piano sociosanitario». Di «scambio vergognoso in seno alla maggioranza» parla Antonino Pipitone (IdV) mentre Raffaele Grazia (Udc) evidenziato «L’atto di sudditanza nei confronti del governo di Roma da parte di una maggioranza che solo a parole è federalista». Anche Pietrangelo Pettenò (Sinistra) contesta la marcia indietro a fronte delle «intimidazioni» di un Governo che «calpesta le autonomie con atti liberticidi». Articolato il giudizio di Diego Bottacin (Verso Nord) favorevole agli emendamenti Padrin ma critico verso «Il dogmatismo territoriale e campanilistico sulle Ulss che impedisce una vera riforma». Unico intervento favorevole, quello di Nereo Laroni (Pdl): «Giusto ripristinare il corretto rapporto tra Giunta e Consiglio: le decisioni assembleari corrono il rischio di essere clientelari». E sempre in tema di sanità, la Giunta, su proposta di Coletto, ha autorizzato l’avvio delle procedure di selezione di 15 primari nelle Ullss di Belluno, Vicenza, Veneto Orientale, Venezia-Mestre, Padova, Bussolengo e nelle Aziende Ospedaliere di Padova e Verona: «Una deroga al blocco dei primariati deciso a marzo dettata da situazioni e richieste di assoluta eccezionalità, accompagnate da motivazioni congrue», il commento dell’assessore.
28.11.2012 Il Mattino di Padova