Elena Dusi, Repubblica. I contagi calano in tutte le fasce d’età tranne una: i bambini. «Nell’ultima settimana di gennaio si conferma l’aumento di incidenza fra i bambini 0-5 e 6-10 anni», segnala l’Associazione italiana di epidemiologia (Aie) nel suo rapporto sul coronavirus pubblicato ieri. È un segnale rosso che lampeggia perché l’aumento è concentrato nel centro Italia, dove le varianti del coronavirus si stanno diffondendo di più. E perché già altri Paesi toccati dal ceppo britannico (l’Inghilterra a metà dicembre e Israele a gennaio) avevano notato una diffusione più rapida del normale tra i piccoli.
In Umbria, si legge nel rapporto Aie, la fascia d’età 11-13 anni è quella in cui si concentra il maggior numero di nuovi contagi. Al secondo posto c’è la fascia 6-10 anni. Mai era accaduto prima. Nel corso di tutta la pandemia le curve degli under 13 erano rimaste le più basse in assoluto. Nelle Marche l’Aie vede un aumento di 19 casi ogni 100mila persone tra 0 e 5 anni e di 7,4 casi fra 6 e 10 anni, mentre le altre fasce sono tutte in calo. L’Abruzzo, altra zona toccata dalle varianti, non rientra nel monitoraggio Aie, che comprende solo 11 Regioni. Ma ieri il bollettino registrava 37 casi fra i minori, quasi tutti a Pescara (14) e Chieti (16): le due province dove la variante inglese è arrivata al 50% di prevalenza.
Salvatore Scondotto, presidente Aie e responsabile dell’Osservatorio epidemiologico della Sicilia, aggiunge un altro dato: «Il numero dei casi nella fascia di età 0-5 anni in Umbria è passato da 36 nella prima settimana di gennaio a 84 della settimana 25-31 gennaio. Nei bambini della scuola primaria (6-10 anni) si è passati dai 76 casi della prima settimana ai 155 dell’ultima». L’andamento fra gli under 10 è in crescita più leggera anche in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Puglia.
Nonostante l’Istituto superiore di sanità, che ieri ha aggiornato la sua pagina web sulle varianti,scriva che «non sembra che la variante inglese infetti i bambini in maniera particolare », il legame fra aumento dei contagi fra i piccoli e diffusione dei ceppi mutati in centro Italia non sfugge agli epidemiologi: «L’andamento dell’incidenza tra i bambini merita approfondimenti – fra l’altro – per identificare eventuali varianti». E non sfugge nemmeno al British Medical Journal, rivista medica che ieri ha pubblicato l’articolo “Più bambini si infettano in Israele e Italia secondo gli ultimi dati”. Da metà dicembre, si legge, «quando la variante inglese è emersa in Israele, la proporzione di nuovi casi fra gli under 10 è aumentata del 23%». Anche se la malattia resta lieve fra i bambini, Israele ha aperto a gennaio la prima terapia intensiva pediatrica per Covid, ricoverando 4-5 pazienti. In Italia il British cita Corzano, in provincia di Brescia, sede di un focolaio di variante inglese. «Qui il 10% dei 1.400 abitanti (140) è risultato positivo, il 60% dei quali in età scolastica. Molti di questi bambini hanno probabilmente contagiato i familiari».
Per tenere fuori il virus dalle aule, l’Aie chiede tamponi rapidi per tutti a cadenza regolare. A Corzano intanto le scuole resteranno chiuse fino al 15 febbraio. Stesso provvedimento per vari istituti di Pesaro e di una manciata di paesi delle Marche. «Stiamo procedendo a uno screening di massa fra ragazzi e personale », spiega l’assessore alla Salute Filippo Saltamartini. «Faremo in tutto 5mila test. La situazione è leggermente peggiorata rispetto ai mesi passati». Inquietudine simile in Umbria. La governatrice Donatella Tesei ieri in assemblea si è detta colpita «dalla diffusione del contagio fra i giovanissimi, con 90 classi delle primarie e 34 dell’infanzia già in isolamento. Ho chiesto un’informativa che ha evidenziato il balzo nei contagi fra i 6 e i 10 anni e nella fascia 11-13, con molti cluster scolastici».