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Pochi tutor negli ospedali, neolaureati senza tirocinio: «Non possiamo seguirli». Lettera alla Regione: «Pagateci». Lanzarin: «Stiamo valutando»

Michela Nicolussi Moro. Si aggrava il problema della mancanza di tutor per i tre mesi di «tirocinio valutativo» che i neolaureati in Medicina devono affrontare — uno in Chirurgia, uno in area medica e il terzo nell’ambulatorio di un medico di base — per poi sostenere l’esame di abilitazione alla professione. E quindi poter lavorare anche senza la specializzazione, con contratti libero-professionali. Avviata a Padova, grazie a un accordo tra sindacati di categoria e Università, la ricerca di dottori di famiglia-tutor (al momento i volontari sono solo venti) per 346 giovani camici bianchi che da oggi devono iniziare la pratica per evitare di slittare alla prossima sessione d’esame fissata tra sei mesi, e risolto lo stesso problema a Verona per altre 86 nuove leve, ora il problema si pone per il training in ospedale. Anche perché il tutoraggio non è obbligatorio nè retribuito quindi, dicono i sindacati, «gli strutturati possono rifiutarsi di adempiere a un compito non riconosciuto».

«Noi ospedalieri siamo pochi e oberati di compiti e responsabilità — denuncia Mirko Schipilliti, segretario aziendale dell’Anaoo Assomed e specialista in servizio al Pronto Soccorso del Sant’Antonio di Padova — non abbiamo il tempo di seguire gli studenti. Non si tratta solo degli iscritti al tirocinio valutativo, ma pure degli specializzandi, dei medici di famiglia in formazione e, nei Pronto Soccorso, dei colleghi che devono abilitarsi per il Suem 118. Insomma, nei reparti c’è un enorme numero di frequentatori, che sono accettati dai primari e che quindi non possiamo mandare via, ma nemmeno seguire come bisognerebbe fare». Oltre ai Pronto Soccorso sono coinvolti Geriatrie, Medicine, Lungodegenze, Gastroenterologie, Servizi di Endoscopia, Medicine dello Sport, Rianimazioni, Chirurgie, Urologie, Neurologie, Psichiatrie, Cardiologie, Riabilitazioni e Fisiatrie. «Noi avremmo piacere di trasmettere la nostra esperienza ai giovani, ma non riusciamo a sederci insieme a un neolaureato per discutere un caso clinico — insiste Schipilliti — il lavoro in reparto è frenetico. Non ci sono i numeri in ospedale per occuparci di tutoraggio, a meno che non decidiamo di seguire meno pazienti. Non si può dare per scontato che gli strutturati riescano a svolgere quest’attiva aggiuntiva e d’altronde s’impara solo facendo, quindi non ha senso tenere lì i ragazzi come belle statuine. Anche perché al termine del tirocinio dobbiamo valutarli».

E allora come se ne esce? «Le nostre proposte, mandate per iscritto ancora il 28 giugno all’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, al direttore generale di area Domenico Mantoan e ai dg delle aziende sanitarie, sono tre — rivela il portavoce Anaao —. E cioé: distribuire meglio i medici strutturati, elaborare un progetto condiviso con le migliori modalità di seguire i colleghi in formazione e riconoscere economicamente l’attività di tutoraggio. Chiediamo l’applicazione del decreto del 1987, recepito dal nostro contratto collettivo di lavoro, che corrisponde 5 euro l’ora per l’attività didattica svolta da camici bianchi in servizio in Unità operative dove ci sia la formazione di specializzandi, medici di base in formazione, studenti, iscritti al corso per le emergenze. Sembra una cifra irrisoria, ma viste le ore da noi coperte, non lo è».

Dalla Regione arriva l’apertura. «Nel documento con le sedici proposte presentate dal Veneto alle altre Regioni per affrontare la carenza di medici, e approvate, c’è la laurea abilitante, che dal 2021 includerà il tirocinio trimestrale nel corso di studi — spiega Manuela Lanzarin —. E’ la soluzione. Nel frattempo valuteremo le altre proposte a noi avanzate dai medici, che sappiamo essere pochi e oberati di lavoro. E infatti il nostro sforzo si è concentrato sul trovare il modo di tamponare l’emergenza relativa proprio alla mancanza di 1300 ospedalieri (la giunta Zaia ha deliberato l’assunzione di 500 non specialisti da inserire nei Pronto Soccorso, nelle Medicine e Geriatrie, ndr ). Ora ci impegneremo a dare risposta anche al nodo dei tutor»

Il Corriere del Veneto

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