Pordenone, la denuncia del medico Marco Brieda, firma numero 1.500 sulla consultazione: «Invece di pensare a muri nuovi, si investa su professionalità e attrezzature»
PORDENONE. La sua è stata l’ultima firma necessaria, la numero 1.500 per chiedere l’indizione del referendum che punta a mantenere l’ospedale in via Montereale. E non a caso perché Marco Brieda, da 27 anni in cardiologia al Santa Maria degli Angeli, è stato anche il primo medico a far sapere che tanti professionisti vogliono che l’ospedale resti dov’è. Perché? «Perché sono il personale e i macchinari d’avanguardia a fare attrazione non i muri. E la situazione che oggi viviamo è quella di una sanità che sta per scoppiare» racconta il medico.
«Tra un mese i reparti “chiuderanno” per mancanza di personale. Saranno accorpati. Ma le pare normale in una società civile?» chiede. Uno dei problemi è la mancanza di attrazione nei confronti di nuovo personale.
«A Pordenone il personale ospedaliero guadagna meno che a Udine e a Trieste – ricorda -. La giunta Tondo con Dal Mas aveva avviato una prima perequazione ma dopo il primo anno il percorso è finito là. Questo non è solo un problema per chi già lavora, ma per chi dovrebbe arrivare da noi. Perché mai un medico o un infermiere dovrebbe scegliere un ospedale dove è pagato meno per lavorare di più?».
In cardiologia, per esempio, «siamo in 16 e facciamo lo stesso volume di prestazioni che fa Trieste dove ci sono invece 24 medici. A Udine, dove le prestazioni sono circa il 20 per cento più che da noi, i medici sono comunque quanti a Trieste». E per assurdo Pordenone da alcuni anni «riceve casi di emergenze, uno anche ieri, da Lignano e Latisana – racconta Brieda – . Ma qualcuno valuterà questi flussi?».
I carichi di lavoro rischiano poi di compromettere alla lunga “la relazione con il paziente”. Anche il territorio è sguarnito. Le assistenti domiciliari girano con vecchie auto con le gomme lisce». E poi carenze strutturali e sanitarie che l’attuale ospedale: l’area delle emergenze e la mancanza di una struttura – tipo Rsa – che possa accogliere i pazienti che vengono dimessi dai reparti ma che non sono in grado di tornare subito a casa.
Come fare? «La caserma Mittica – dice Brieda e con lui i rappresentanti del comitato – sarebbe la soluzione ideale. Là ci sarebbe lo spazio per realizzare la nuova area delle emergenze, anche con dei parcheggi, e una struttura post acuti».
Brieda è uscito allo scoperto mesi fa rompendo il fronte del silenzio. «In realtà ho poi ricevuto tantissime telefonate di sostegno da colleghi, anche che non mi aspettavo». Solo del suo reparto in 80 hanno firmato per il referendum.
Il Messagero Veneto – 3 giugno 2013